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G. Neville: “Ferguson odiava kit grigio perché…”

Red Devils o Grey Devils? Per Sir Alex Ferguson non ci sono dubbi: meglio la versione in rosso. Nel 1996, infatti, lo United presentò una divisa da trasferta insolita rispetto alla tradizione. Il colore era il grigio e sembrava non portare troppa fortuna al club di Manchester, chiamato a recuperare gli oltre 10 punti di svantaggio dal Newcastle capolista. Lo stesso allenatore se ne era lamentato, ma nessuno lo aveva assecondato. Almeno fino alla partita in casa del Southampton – con gli ospiti reduci da un’incredibile rimonta in classifica sui Magpies e lanciatissimi verso il titolo della Premier -, quando il manager scozzese decise di fare di testa propria. Al termine dei primi 45 minuti, infatti, Cantona e compagni erano sotto di tre gol contro i Saints, in piena lotta salvezza, e Sir Alex ne individuò la causa proprio nel completo grigio. Pensò bene, dunque, di cambiare le maglie nell’intervallo, tant’è che i giocatori dello United uscirono dagli spogliatoi con una nuova divisa blu su sfondo bianco. Il cambio d’abito non bastò a cambiare le sorti dell’incontro, nonostante il gol di Giggs avesse ridato una minima speranza ai suoi. Ma perché Ferguson odiava tanto quel kit? A svelarlo, oltre vent’anni dopo, è stato uno dei protagonisti di quello United, una vera leggenda dalle parti di Old Trafford: Gary Neville. “C’è una teoria scientifica dietro – ha spiegato l’ex terzino nel podcast Quickly Kevin, Will He Score? -. Il mister aveva assunto un oculista specializzato. Gli ha fatto fare un sacco di esercizi sull’attenzione e ha detto a Ferguson di immaginare una folla alle sue spalle: ci sono dei colori che ognuno di noi può vedere più degli altri. È lo stesso motivo per cui si utilizzano i giubbotti catarifrangenti sulle autostrade. L’allenatore credeva, dunque, che con quei completi grigi i giocatori non riuscivano a vedersi bene a distanza. Succedeva da mesi e lui aveva già rifiutato questo kit un paio di mesi prima, ma senza essere ascoltato“. Problema reale, probabilmente, ma usato anche dal manager scozzese per distogliere l’attenzione dalla squadra: “Quando alcuni di noi sbagliavano, era la scusa ideale per lui – ha concluso Neville -. Era un maestro di distrazione e così l’attenzione dei media non era più rivolta ai calciatori”.

Fonte: Sky

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