MOSCA – Il lungo e faticoso viaggio della Roma passa attraverso il prestigioso stadio Luzhniki di Mosca. Avversario non problematico il Cska travolto un paio di settimane fa con tre gol, di cui un paio di Dzeko, ultimo sussulto di un grande attaccante oggi in crisi. Ma pur sempre una partitaccia in trasferta, con uno stadio pieno di tifosi e un certo freschetto nemmeno paragonabile al clima ormai tropicale di Roma.
La Roma in versione russa comincia dalla testa di Di Francesco e finisce sui piedi di Dzeko. I due – allenatore e front man giallorosso – fianco a fianco sostengono che la Roma c’è, si è solo assentata per un po’ di tempo, e che la grande squadra di cui tutti di solito parlano entusiasticamente in estate sta per planare non solo sui campi della Champions League ma anche su quelli del campionato, dove le sberle prese sono state tante e le disillusioni ancora di più. “Dobbiamo migliorare nell’aspetto mentale – dice l’allenatore oggi sotto schiaffo e che deve difendersi da continue voci che lo vogliono traballante e in procinto di dover salutare non appena la situazione dovesse peggiorare ulteriormente – in Champions League siamo stati sempre presenti, in campionato meno, ma abbiamo ancora 27 partite davanti. Ci manca la continuità. Io vedo e ammiro quelle squadre che vincono le partite anche al 96°-97°, dure, che ci credono fino all’ultimo. Ecco, anche la Roma deve essere così. Io credo che ci manchi veramente poco a svoltare questa situazione, certe partite le abbiamo fatte bene e ci è mancato solo qualcosa. Basta un grande risultato, una grande partita e la situazione può svoltare. Anche la partita di domani col Cska può cambiare tutto, io adesso penso a quella”.
La situazione è talmente singolare che ci sono state aperte candidature – vedi Paulo Sousa – alla panchina dell’allenatore giallorosso. Che ha risposto saggiamente, ma facendo chiaramente capire che il tecnico portoghese si è forse allargato un po’ troppo. “Sinceramente le sue dichiarazioni non mi interessano, nemmeno le ho sentite e me le hanno riferite. Ma voi siete così bravi a leggere nel pensiero degli altri che potrete leggere magari anche nel mio”.
L’ultima Roma vista è stata quella di Firenze, la partita coperta dalle proteste per l’arbitraggio sul caso Olsen-Simeone e l’episodio avvelenato dalla cattiva conduzione del Var. “Quelle immagini parlano chiaro, il rigore non c’era, l’episodio ha condizionato la nostra partita. Ma ci abbiamo messo troppo a uscirne psicologicamente fuori. La Roma deve saper reagire ed abbiamo aspettato troppo. Non dobbiamo fermarci alle proteste. Sotto questo profilo non siamo ancora cresciuti”.