Carlo Ancelotti, se vi piace chiamatelo genio
Ma quanto dista la Luna? Perché a volte, il sospetto, è di esserci arrivati vicinissimi, d’aver visto cose che voi uomini… d’essere piombati in una nuova dimensione, umana e comunque onirica, in cui è semplice perdere l’orientamento. Cosa sia il Napoli ormai si dovrebbe essere definitivamente capito, sono nove anni che se ne va in giro per l’Europa, e per cinque se ne è stato in Champions, ha sfiorato gli scudetti, s’è preso due coppe Italia, una Supercoppa, tutto nell’era De Laurentiis, ed ha esibito un Progetto, piaccia o no, che ha rappresentato una delle tre tentazioni che ha spinto Ancelotti a rimettersi in gioco. Certe cose si sapevano, ma oggi se ne sono aggiunte altre, sembrano nuove eppure non dovrebbero esserlo, ma più di ogni altro apparente dettaglio è oggi evidentissimo che non si sia ancora del tutto chiaro dove possa arrivare questo Napoli e in che modo, se giocando con la difesa a tre, a tre e mezzo o a quattro, se con il trequartista alle spalle della punta o con uno scugnizzo all’ombra di un centravanti, il falso nueve si diceva, se attraverso quella normalità apparente che invece è largamente eccezionalità.
LA LAMPADA – Chiamatelo genio, se vi piace, e se invece non vi va, potreste farlo egualmente, dopo aver rivisto il meglio di Psg-Napoli, perché peggio non ce n’è: mettete a confronto questa gara con quella con il Liverpool, notate le differenze come si fa su «La Settimana Enigmistica», poi, cinque orizzontale, e sta per Carlo, nove verticale, e vuol dire Ancelotti, e viene fuori uno schema, una linea, una profondità, anzi un orizzonte che pareva soffocante in questo girone della morte.
Fonte: Corriere dello Sport