Così non va. La Roma ritrova i fantasmi abbandonati tra fine settembre e inizio ottobre e si riaffaccia nel modo peggiore al prossimo appuntamento di Champions. Questa volta i giallorossi non hanno demeritato come nella precedente batosta di Bologna, ma hanno pagato nuovamente a caro prezzo le disattenzioni difensive e una certa fragilità psicologica che impedisce loro di reagire e recuperare in situazioni di svantaggio. La rimonta, infatti, è una soluzione quasi sconosciuta dalle parti di Trigoria, se non si considera quella ottenuta a metà contro l’Atalanta e nella passata stagione contro Sampdoria, Bologna (anche queste parziali, dunque con pareggio finale), Benevento e Napoli. Difficile, quindi, pensare di far punti se si va sotto nel punteggio perché in quel caso, oltre all’atteggiamento mentale – “non ci dobbiamo abbattere alle prime difficoltà” ha dichiarato Di Francesco -, emerge con prepotenza anche la componente tattica. La Roma accusa difficoltà nel far gol alle squadre che si chiudono, limite che si evidenzia quando si trova a rincorrere l’avversario. Contro la Spal le opportunità per andare a segno non sono di certo mancate, ma si sono progressivamente ridotte dopo l’uno-due firmato da Petagna e Bonifazi e, complice anche un po’ di sfortuna – come in occasione dell’incrocio dei pali colpito da Lorenzo Pellegrini -, alla fine Milinkovic-Savic (e Gomis nel quarto d’ora finale) hanno mantenuto la porta inviolata. Un lavoro di concretezza a cui Di Francesco dovrà porre rimedio per far sì che i suoi abbiano, contro le medio-piccole, la stessa efficacia offensiva vista a più riprese contro le big, come testimoniato dallo straordinario percorso compiuto in Champions lo scorso anno.
Ciò che è certo, al momento, è che in casa Roma il piatto piange. I giallorossi, infatti, sono rimasti fermi a 14 punti in classifica, peggior score di sempre dopo nove giornate da sei stagioni a questa parte, quando sulla panchina giallorossa c’era Zeman. Allora le vittorie contro Inter, Atalanta e Genoa (oltre quella di Cagliari a tavolino) furono accompagnate dalle clamorose debacle casalinghe contro Bologna e Udinese e dal perentorio poker subito in casa della Juventus. Era, però, una squadra alle prese con i primi passi di una nuova rifondazione, nettamente differente rispetto all’attuale compagine reduce da una semifinale di livello europeo. A quel preoccupante inizio, infatti, seguì una seconda parte di stagione ancora più negativa, culminata con l’esonero del boemo e il ko nella finale di Coppa Italia contro la Lazio. Al momento si tratta solo di spettri lontani, ma i cattivi ricordi rievocano un po’ di timore.
Fonte: SkySport