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Ancelotti: “A Napoli sto da dio”

Da quel famoso 9 luglio, da quando ha messo piede per la prima volta a Castel Volturno insomma, sono passati poco più di 100 giorni. Carlo Ancelotti è riuscito a creare il suo Napoli. Cambiandolo, nella forma ma non nei risultati. Le vittorie sono rimaste, da Sarri ad Ancelotti il cammino è più o meno lo stesso. Anzi, a livello europeo c’è anche una certa differenza, accentuata dal successo casalingo degli azzurri contro il Liverpool nell’ultimo impegno. In attesa della sfida di Parigi contro il Psg dell’ex Cavani, il Napoli si prepara al match con l’Udinese. Altri tre punti l’obiettivo, per non perdere ulteriore terreno da una Juventus sempre più capolista e già in fuga. Con convinzione nei propri mezzi e senza stress, proprio come nello stile di Ancelotti. Lui, abituato a vincere. Ma che non si stanca mai di farlo e di ricordarlo: “Perché non è vero che dopo una vittoria bisogna subito pensare alla partita successiva. Bisogna godersela e festeggiarla”. Detto da uno che da allenatore ha vinto 20 trofei beh, non c’è male.

“A Napoli sto da dio”

Adesso spera di potersi ripetere anche con il Napoli. Di riportare un trofeo alla sua gente, al suo popolo che lo ha accolto benissimo fin dal primo momento, nonostante l’eredità di Sarri non fosse banale da raccogliere. Tanto in termini di risultati quanto, e forse soprattutto, in termini di affetto. L’attuale allenatore del Chelsea ha lasciato un ricordo indelebile, ma questo non toglie che Carlo possa fare lo stesso: “Il calcio è una metafora importante della vita, come tuto lo sport – ha spiegato durante la presentazione preso la libreria Feltrinelli di Napoli del libro “Demoni” di Alessandro Alciato – però lo sport bisogna metterlo nel posto giusto – ha continuato – perché la vita è piena di problemi molto più gravi di una partita. La sconfitta purtroppo ce la sentiamo addosso. Anche questo è un paradosso della vita, perché dimostra quanto dimentichiamo velocemente le cose belle per tenerci addosso quelle negative”. Certo, poi dipende anche dall’ambiente. Perché un conto è il gelo di Monaco di Baviera, un altro il sole e il mare di Napoli: “Dove si sta da dio – ammette – questa città è un paradiso”. In posti così allenare è più facile: “E io continuerò a farlo. Dipende tutto dallo stress, che io per il momento gestisco bene. Ma se non riuscissi più a farlo, lascerò un giorno prima. Sacchi, per esempio, era un allenatore che pretendeva molto dagli alti e da se stesso. E lo stress gli ha impedito di avere una carriera lunga”. Tranquillità e passione, dunque, i segreti di Ancelotti: “Faccio quello che mi piace fare e ho tanta voglia di allenare. La finale di Istanbul un demone? No, si tratta solo di un episodio che fa parte di un percorso lungo, vincente, con tante cose positive e qualcuna negativa. Ma ho sempre cercato di farmi rimanere addosso le vittorie del 2003 e del 2007 piuttosto che quella sconfitta”
 

Fonte: SkySport

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