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Il mondo celebra Leo: “Il re”. Ma contro l’Inter…

L’arco è sempre lo stesso, Leo… anche. Wembley tempio del calcio inglese che diventa tempio personale di Messi. Era già successo nel 2011 nella finale vinta contro il Manchester United, quella della sua seconda Champions che avrebbe poi portato al terzo Pallone d’Oro. Al tempo con Guardiola e oggi con Valverde, e con i soli Piqué e Busquets come superstiti. Perché negli anni il Barça sta imparando a perdere l’unica battaglia impossibile da combattere: quella contro l’anagrafe. Via prima Puyol, storico capitano, poi Xavi e ora anche Iniesta. Passato e presente si fondono allora nel nome del nuovo capitano: Messi, che sempre in quel Wembley fa risorgere il, mai come quest’anno, suo Barcellona dopo tre partite di Liga senza vittoria (l’ultima, con Leo in panchina per 55 minuti). Uno e poi due, quasi fotocopia sempre sull’assist orizzontale di Alba e sul velo di Suarez. In mezzo due pali (in tre minuti), anche loro fotocopia, con la classica giocata da lama nel burro: discesa verticale, colpo da biliardo rasoterra e legno pieno. Sono così cinque i centri in Champions per lui, in due partite. Tripletta al Psv e doppietta (che poteva anche essere poker) agli Spurs. 5 centri e 4 assist nelle prime di Liga. La Supercopa già in bacheca. Più 5 sull’eterno rivale (ora a distanza) Ronaldo, ancora a secco complice espulsione di Valencia e a cui recupera lo stesso numero di reti anche nella classifica all time: 121 a 105 per il portoghese. Non solo, il Tottenham è la squadra numero 31 a cui segna, elenco delle vittime dal quale manca… proprio l’Inter. Prossima avversaria di Champions dei catalani nel doppio confronto. Tre match contro quei nerazzurri (al tempo di Mou) che nel 2010 gli strapparono la finale, zero centri. Andata il 24 ottobre al Camp Nou, ritorno a San Siro a inizio novembre. Lì si decide il girone e anche se Messi potrà davvero tornare re d’Europa dopo i tre anni di dominio targati Real e CR7. 

Fonte: SkySport

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