La domanda se l’è posta subito anche il designatore Rizzoli: per quale motivo il Var Doveri non ha richiamato il collega e concittadino romano Valeri dopo il rigore erroneamente concesso a Chiesa a Firenze? La verità sta nelle segretissime registrazioni audio, ma si può solo pensare che il Var non abbia ritenuto quello del collega un “chiaro ed evidente errore”, come recita il protocollo. Un errore insomma oltre ogni ragionevole dubbio, valutazione che invece potrebbe fare il Giudice Sportivo, squalificando il viola con la prova tv per la simulazione che gli ha procurato il rigore. La chiave dell’omissione di Doveri sta probabilmente in quei lievi contatti, uno alto e uno basso, che devono avergli fatto pensare che la valutazione di Valeri, vicino e in controllo della situazione, fosse come si suol dire supportabile. In realtà – e a quanto risulta anche la Commissione arbitrale la pensa così – non lo era, perché è il tuffo di Chiesa a provocare il contatto e non viceversa. Il feticcio dell’ “arbitro che vede e valuta” ha forse agito al contrario invece a Bologna, dove il Var Orsato deve aver insistito per accertarsi che il collega Manganiello avesse visto il contatto tra Ekong e Svanberg, che c’era ma era anche in quel caso molto cercato dall’attaccante. Tanto che l’arbitro alla fine ha ritenuto di confermare la propria scelta, seppur discutibile. Due episodi che hanno confermato impietosamente come il sistema dei Var per quanto raffinato consegni comunque la sentenza a una valutazione soggettiva. Scatenando polemiche e facendo dimenticare – ad esempio – l’aver evitato solo poche ore prima che un risultato venisse condizionato da un gol di mano.
Fonte: SkySport