Sognando Riquelme: l’Udinese si gode De Paul
Cinque giornate, quattro gol e la sua Udinese è a sorpresa a ridosso della zona Europa in classifica. Quest’anno Rodrigo De Paul ha ritrovato il sorriso e con lui anche i tifosi bianconeri, che si approcciavano con un po’ di naturale diffidenza ad una stagione che cominciava tra i dubbi di una nuova gestione tecnica e un mercato improntato come al solito su giovani promesse. Ma lui è rimasto, ha creduto in questa svolta ed è diventato l’uomo simbolo della rinascita che si sta concretizzando. Un gol alla prima giornata col Parma, la rete decisiva nel successo con la Sampdoria, ancora a segno col Torino e ora in casa del Chievo Verona: in totale quattro, tra cui un calcio di rigore, sui sei realizzati dalla squadra. Una grande soddisfazione, anche dal punto di vista personale: il massimo di reti segnate in campionato per De Paul era proprio quattro. Il che vuol dire che con ogni probabilità riscriverà il suo massimo realizzativo stagionale.
L’intuizione dell’Udinese
Il suo arrivo in Italia è stato connotato da una forte curiosità. Talento inespresso, in arrivo dal Valencia per 3 milioni di euro. Un investimento, compiuto due anni fa, quando aveva 22 anni. Ora sembra aver acquisito la maturità giusta per reggere un certo tipo di responsabilità. Quella che non aveva all’inizio della sua esperienza spagnola, quando si fece espellere all’esordio dopo 62 secondi dall’ingresso in campo per aver rifilato una gomitata ad un avversario. Da quel momento, il suo impiego non ha mai trovato continuità, e così la scelta di tornare in Argentina al Racing de Avellaneda dove si è formato, per ritrovarsi. Lì si era saputo mettere in evidenza, tra i Siete Diamantes: le sette promesse della squadra, tra cui c’erano i giovani Bruno Zuculini, Vietto e Centurion. Lui fu scelto dal Valencia, che lo pagò 6,5 milioni. Ma che poi non ha voluto crederci ancora.
Tra sogni e famiglia
Una carriera sportiva cominciata molto presto, per Rodrigo De Paul. In prima fila, tra i suoi sostenitori, i nonni Osvaldo e Alicia. Di Osvaldo ha il nome tatuato sul braccio e le dediche delle sue reti sono tutte per lui. “Sarebbe orgoglioso di me, mi ha sempre seguito in ogni situazione” ha detto in più di un’occasione l’argentino. Mentre la nonna ancora ritaglia gli articoli di giornale che parlano dell’amato nipote: un’abitudine che ormai porta avanti da 15 anni. Per chi cresce in Argentina e gioca a ridosso degli attaccanti, la figura di riferimento è (e non potrebbe non essere) Juan Roman Riquelme. Ma non solo: anche Zidane, Ronaldinho, Messi. Grandi esempi da seguire, cercando di carpire ogni segreto di un ruolo che in pochi hanno saputo esaltare. La critica in Sudamerica l’ha accostato spesso a Lamela e gli ha affibbiato il soprannome di “pollo”, per il suo fisico magro e slanciato. Di questo passo, tuttavia, tanti paragoni probabilmente non saranno più necessari.
Fonte: SkySport