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Joao Mario: “Trasformerò i fischi in applausi”

Ancora zero minuti per lui, tanto in campionato quanto in Champions. Joao Mario è tornato all’Inter dopo aver passato la seconda parte della scorsa stagione in prestito al West Ham. 29 presenze, due gol e sei assist il bottino del portoghese, che di tornare a Milano non ne voleva sapere, come da lui stesso dichiarato durante un’intervista concessa alla Gazzetta dello Sport lo scorso giugno: “Farla è stata una cosa poco intelligente – ha ammesso a Sky Sport – tuttavia non ho mai detto quelle parole. E’ stata tutta una forzatura”. Non pensa più al passato il portoghese, a quando i nerazzurri lo acquistarono per 45 milioni due estati fa dopo il grande campionato con lo Sporting Lisbona e l’Europeo vinto da protagonista con il Portogallo: “Quest’anno sono tornato con la testa pulita e la voglia di mettermi a disposizione. Sono rimasto qui ed è la cosa più importante per me. Ora devo ritrovare la condizione per aiutare la squadra”

Sul suo arrivo all’Inter e sul rapporto con Spalletti

“Il primo anno lontano dal Portogallo è stato difficile – ha continuato Joao Mario- probabilmente, arrivando la stagione successiva con un progetto preciso avrei fatto andare le cose in maniera diversa. Quando sono arrivato non ho pensato all’investimento del club su di me. Forse due anni fa era il prezzo giusto, non lo so. Ma non mi è mai pesato, mi ha sempre spinto a fare meglio. Il rapporto con l’allenatore non è un problema, perché è buono e positivo. L’anno scorso sono andato in Premier solo per non perdere il Mondiale”.

Sui fischi e sul modulo

“I fischi li senti sempre e non fanno piacere. Giocare in una situazione del genere non è semplice, ma capisco la gente. Da movimento del mio corpo sembra quasi che io non ci sia, che non dia il massimo, ma non è così. Si tratta di un atteggiamento su cui posso e devo lavorare. Adesso, però, i fischi li voglio trasformare in applausi. Dove mi vedo in campo? Come secondo mediano in un centrocampo a due forse mi posso trovare meglio. Come trequartista, invece, farei fatica. Ho capito che qui in Italia in quella zona del campo ci deve essere qualcuno capace di fare molti gol, il che non è una mia caratteristica. Mi piace più far girare la palla. Tuttavia non è un problema, gioco dove vuole il Mister. In Nazionale mi hanno pure messo alto a sinistra”

Su cosa è cambiato

“ Due anni dopo mi sento più maturo. Adesso sono consapevole di come mi alleno, tutti mi aiutano e sono pronto per giocare. L’allenatore mi ha detto di farmi trovare pronto e che quando ci sarà bisogno mi darà fiducia. Ho imparato che il momento della squadra e l’ambiente meritano il massimo. Non ci sono scuse per gli atteggiamenti. È questo quello che devo cambiare”
 

Fonte: SkySport

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