Fabregas, Mahrez e Kanté
Il punto principale della questione è molto chiaro, come continua proprio il Telegraph: “La Premier League teme che le attuali restrizioni sui permessi di lavoro per i giocatori al di fuori dello Spazio economico europeo saranno estese – a Brexit completata – anche a tutti i giocatori provenienti dal resto dell’Europa”. Tradotto: stop ai grandi colpi di giocatori francesi, tedeschi, spagnoli, portoghesi e così via. Ma come riuscire a ottenere quel permesso di lavoro? Due le piste principali: nel proprio incarico si deve ricoprire una “alta carica internazionale”, oppure tramite, citando sempre il giornale britannico, una “considerevole tassa al fine di essere autorizzati a lavorare nel Regno Unito”. Il che (la seconda opzione) sarebbe devastante per la casse dei club, soprattutto quando si tratterà dell’acquisto di giocatori ancora all’inizio della propria carriera, e dall’investimento tutt’altro che certo. Effetti collaterali? Devastanti. Sopratutto considerando le ricerche condotte da Laurie Shaw, scienziata dei dati presso l’Università di Harvard, e analizzate dalla stessa Premier League. I numeri mostrano come, dal 1992 (anno di nascita della Premier, ndr) al 2018, 591 dei mille e ventidue giocatori firmati dai club di massimo livello con passaporto europeo – oggi – non avrebbero avuto la qualifica per un permesso di lavoro. E tra i citati ci sono anche i nomi di autentiche superstar che fanno tutt’oggi grande il campionato inglese come Cesc Fabregas, Riyad Mahrez, che è algerino ma detiene un passaporto francese, e N’Golo Kanté.
Fonte: Sky