La sua esperienza al Milan è terminata da poco più di due mesi, proprio alla vigilia del nuovo corso rossonero, inaugurato dal passaggio di proprietà del club da Yonghong Li al Fondo Elliott. Christian Abbiati ha ripreso ad occuparsi della sua grande passione, le moto, ma non esclude la possibilità di tornare nella società che lo ha accolto prima da giocatore e, poi, da dirigente. “Se mi chiamano li ascolto volentieri, Maldini e Leonardo sono due amici e due grandi professionisti, che sanno fare il loro lavoro. Sono gli uomini giusti su cui riedificare perché conoscono molto bene il Milan. Da milanista Maldini lo volevo assolutamente vedere dentro e quando è arrivato Leo mi sono detto: ‘Ora arriva anche Paolo'” le parole dell’ex portiere ai microfoni della Gazzetta dello Sport. “La storia di Leonardo all’Inter ormai è acqua passata, ci rimanemmo male perché fu una cosa inaspettata. Ma vi dico che io nell’armadio ho solo due maglie autografate: quella di Maldini e la sua. Questo fa capire cosa penso di lui”.
I motivi dell’addio
Christian Abbiati poi si sofferma poi sul ruolo svolto fino a due mesi fa, svelando i motivi che lo hanno spinto a dire addio al club: “Quando svolgi il ruolo di club manager, devi essere un aiuto per tutto e tutti: allenatore, direttore sportivo., team manager, giocatori, Milanello. Ma è un ruolo strano, sempre sul filo dell’equilibrio. Faccio un esempio: se un giocatore fa una sciocchezza e lo riferisci al mister, poi rischi di passare per spia. Insomma, è un ruolo molto ‘politico’, e ho capito che non fa per me. Il più delle volte andavo a casa incavolato nero. Non aver continuato è qualcosa che dipende da me: Mirabelli mi aveva proposto il rinnovo ma ho rifiutato. E poi in giacca e camicia non mi ci vedevo”.
Fonte: SkySport