Akinfeev, da erede incompiuto di Yashin a eroe
Da Yashin a Dasaev
Nato a Vidnoe, tre chilometri di distanza dalla capitale Mosca. Dove c’è la sua casa e dove è stata anche quella di Lev Yashin. L’unico portiere di sempre a vincere un Pallone d’Oro, nel 1963, e che per sempre è stato anche la zavorra sulla schiena di Igor Akinfeev. L’erede. Il predestinato. Nel Cska da quando aveva sette anni, con la leggenda del calcio sovietico campione d’Europa nel 1960 ad aver giocato per la rivale della Dinamo. Il parallelo tra i due è stato tracciato fin da sempre. Da quando Igor, classe 1986, era giovane e di belle speranze. Lev il capostipite della famiglia di portieri russi del domani. Una tradizione poi portata avanti da Rinat Dasaev, altra leggenda dei pali e allenatore di Akinfeev nei suoi primi anni di carriera, che lo scelse anche come suo erede. Dichiarato. Due paragoni, pesanti, entrambi sempre delusi fino al pomeriggio del Luzhniki. Perché Akinfeev non è stato certo portiere irresistibile anche in passato e nel club – parola di un Fabio Capello non troppo colmo di lodi per il suo estremo difensore nel Mondiale del 2014. Sul web qualche video delle sue papere c’è, come però su Twitter c’è anche un video che sa di premonizione. Postato dal profilo ufficiale della nazionale russa, si vede Dyzuba parare col piede un rigore in allenamento come se volesse insegnare al proprio portiere come si fa. Tuffo sul lato opposto. Dinamica più blanda. Ma di fatto il miracolo di Igor su Aspas è lo stesso. Quello del riscatto. Che cancella il passato e che a 32 anni gli fa riscrivere la storia della sua nazione. Magari anche solo per un giorno, sì, ma eroe. Come cantava David Bowie.
Fonte: Sky