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Ventura: “Io delegittimato, errore non dimettermi”

Un Mondiale senza Italia. Una realtà ormai nota da mesi dopo lo spareggio perso con la Svezia, ma che il popolo azzurro sta toccando con mano proprio in questi giorni in cui in Russia ha preso il via la Coppa del Mondo. Amarezza ancora maggiore dunque, per un fallimento che Gian Piero Ventura – ex commissario tecnico della Nazionale azzurra – spiega così in una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport: “Non ho trovato un senso, ma ho una spiegazione: ho fatto calcio per 35 anni, sul campo, ma non mi sono mai occupato della politica sportiva, non ho mai fatto parte di un Sistema. Ho sempre pensato che l’essere conta più dell’apparire. Che produrre conta più che promettere. Il progetto che avevo messo sul tavolo stava andando bene. Avevo ereditato l’Italia più anziana degli ultimi 50 anni e la stavo svecchiando con l’inserimento massiccio di giovani: ho fatto esordire 14 giocatori nuovi. Se ci fossimo qualificati questi giovani sarebbero stati inseriti nella lista per il Mondiale dove continuo a credere che l’Italia avrebbe fatto bene. Russia 2018 doveva essere il trampolino di lancio per essere poi tra i favoriti all’Europeo 2020. Tutto aveva un senso e ha funzionato fino alla gara con la Spagna. Dopo quella gara è partita invece una demolizione senza precedenti, un delitto premeditato mai visto…”

“Io, l’unico colpevole di tutti i mali”

“Dopo la sconfitta con la Spagna è iniziata una delegittimazione continua: sono diventato l’unico colpevole di tutti i mali. La Figc spettatrice, la squadra salvata: tutta colpa di Ventura. Ventura ha preso il palo, Ventura ha sbagliato il gol, Ventura ha fatto uscire l’Italia dal Mondiale, Ventura ha fatto commissariare la Figc… Fino alla Spagna io ho fatto l’allenatore della Nazionale, dopo ho fatto il pungiball”, prosegue Ventura. “Allenatore sì, io non sono mai stato Ct. Perché quella è una figura istituzionale, che implica il rispetto e il sostegno di chi gira intorno a lui. E io non l’ho mai sentito davvero fino in fondo. Già prima della Spagna mandai una mail ai vertici della Federazione dicendo che mi sentivo solo, non più al centro di un progetto, senza sostegno“, le parole dell’ex Ct azzurro.

“La mia colpa? Non dimettermi”

Ventura racconta le sue verità: “Perché sono rimasto? Me lo chiedo anche io…Per passione, per affetto, per presunzione, non lo so bene neanche io. So solo che in quel momento sentivo forte dentro di me l’attaccamento all’azzurro e a tutto quello che per me aveva sempre rappresentato. Sentivo che nonostante tutto ce l’avremmo fatta. Di certo questa è una mia grandissima colpa. Dovevo dimettermi quando dopo essere stato scelto da Lippi, che doveva essere il d.t., mi ritrovai senza più Marcello accanto. Dovevo dimettermi dopo che era stato annunciato che sarei stato io il d.t. di tutte le Nazionali e invece quella carica fu affidata ad altri per motivi ‘elettorali’. Nel calcio, come in una azienda, se vieni delegittimato, non conti più, sei un bersaglio, puoi solo sbagliare. Un minuto dopo la prima sconfitta – prosegue Ventura – tutti già chiedevano le mie dimissioni. per la terza volta ho sbagliato a non dimettermi. Andando incontro a uno stillicidio quotidiano. Non c’è stata una sola persona, né dentro né fuori le istituzioni sportive che abbia preso le mie difese”.

Fonte: SkySport

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