Dalla povertà al sogno Mondiale
Sacrifici uguale gol: è un po’ questo il riassunto della storia – calcistica e non – di Romelu Lukaku, che proprio prima del Mondiale in Russia ha aperto il suo cuore e ha raccontato al mondo l’origine del suo talento. Se è vero che suo padre è stato un calciatore professionista (con il Congo, allora Zaire, ha anche giocato le qualificazione ai Mondiali del 1994), è altrettanto vero che i soldi a casa Lukaku sono finiti molto presto: “All’età di 6 anni a casa non avevamo l’acqua, a stento il cibo – ha spiegato a The Player’s Tribune prima della sfida con Panama – Mia madre spesso mescolava il latte con l’acqua, ma mi sorrideva sempre, come se tutto fosse a posto. Sapevo costa stava succedendo: non avevamo soldi per arrivare a fine settimana: eravamo al verde, in rovina”. Una battaglia quotidiana, che ha spinto Lukaku a diventare calciatore: “Mi sono presto reso conto che questo doveva finire. Quella era la nostra vita. Giuro su Dio, ho fatto una promessa, era come se qualcuno avesse risvegliato. Diventerò un calciatore dell’Anderlecht, accadrà presto, ho raccontato a mia mamma”. E così è stato. Oggi un’idea ben precisa in testa: “Voglio essere il miglior giocatore della storia del Belgio, questo è il mio obiettivo. Non solo un buon attaccante: il migliore. Ho visto troppi topi correre dentro la mia stanza, ho tanta rabbia dentro. Ho una missione”.
Fonte: SkySport