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Pittat, quando a Napoli i muri parlano

Una scritta sui social lascia tracce a volte possono essere incancellabili. Vignette, espressioni e, perché no, anche critiche: restano, vero, ma dopo un po’ di tempo per trovarle bisogna andarle a scovare. Niente a che vedere con Pittat, i murales che Riccardo Giammarino scolpisce in un libro che attraversa alcuni tra i momenti più importanti della storia del Napoli. ”La città ringrazia i principi azzurri”, si legge sul tufo. E’ li da trenta anni, resiste stoicamente come ”Forza azzurri campioni d’Italia” dipinto in via Petrarca. E’ l’era scolpita di Diego Armando Maradona, colui che più di ogni altro ha scatenato la creatività dei pittori da strada.

La maglia iconica numero 10 che non ha bisogno di essere accompagnata da altro, è sua e basta. A volte neanche c’è bisogno che venga scolpito il numero. Come quella maglia vista nella sua parte anteriore: lo sponsor storico anni ottanta, la coccarda della coppa Italia e soprattutto lo scudetto tricolore. E sotto, la scritta mutuata da un romano come Franco Califano: tutto il resto è noia.  Poi ci sono volte che Maradona compare: la capigliatura ribelle, oppure lo sguardo intenso quando la criniera è già ingridita, oppure quasi beatificato. Maradona si porta dietro tutti e tutto, perché dopo di lui a Napoli nessuno è stato più lo stesso.

Senza Maradona non ci sarebbe stato Carmando, che pure a Napoli era arrivato molti anni prima di Diego. In campo undici Carmando, si legge du un  murales. Maradona ha cementato un rapporto con la città anche dopo la sua partenza. Ed allora i Pittat hanno iniziato a riguardare anche i nuovi eroi, dalla smorfia vincente del Matador Cavani dopo un gol, allo sguardo profondo di Marekiaro Hamsik. Il libro prosegue con gli allenatori, Mazzarri e Benitez: gli schemi dipinti su un muro, semplici, con il gol affidato al tramite ultimo, il Matador. E non manca un capitolo, struggente, su Ciro Esposito: tanti Pittat, uno dei più belli recita D’amore non si muore’. Si chiude con uno splendido omaggio alla tela di questo libro, il muro. “Io sono il muro…il presente, il passato, io sono chi non c’è più e chi c’è stato e chi non ha mai mollato, io sono il guerriero mai omologato…”

Fonte: Repubblica.it

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