Anche nel 3-5-2, solitamente un modulo più verticale, Conte ha previsto una rigida occupazione dei corridoi verticali alzando le mezzali nei mezzi spazi fin da inizio azione. Il risultato è che Morata non poteva allargarsi, sfuggire alle ricezioni spalle alla porta e andare magari in dribbling.
Nei primi mesi, Morata è riuscito ad adattarsi sfruttando la posizione ravvicinata dei due trequartisti (Hazard e Willian, o Pedro) per giocare appoggi corti di sponda, che ha migliorato in maniera evidente nel corso del tempo, evitando così la protezione del pallone e lo scontro fisico con gli avversari. Ha semplificato il suo gioco migliorando la propria sensibilità, e i suoi progressi nell’attacco dell’area di rigore gli hanno garantito 7 gol nelle prime 7 partite con la maglia dei “Blues”, che sembravano il preludio alla stagione della definitiva consacrazione.
Poi sono venuti fuori i problemi
Non c’è un unico motivo per il quale il rendimento di Morata sia sceso nel corso dei mesi, portandolo di frequente all’esclusione dai titolari, soprattutto in alcune partite chiave. Un problema centrale nella sua stagione sono stati gli infortuni, non da lungodegenza ma sicuramente fastidiosi: dopo aver saltato la trasferta contro il Crystal Palace per un problema alla coscia, Morata ha iniziato a sentire dolori alla schiena a dicembre, saltando la partita contro l’Huddersfield e rimanendo fermo per alcune settimane a gennaio, sempre per lo stesso problema. Conte, preoccupato, aveva dichiarato: «Non posso dire se starà fuori un giorno, un mese o per il resto della stagione».
In realtà, in un video postato e poi rimosso su Instagram dalla moglie di Morata, Alice Campello, si vede lo spagnolo ballare con la ragazza, addirittura sollevarla, proprio nel momento in cui era ufficialmente fuori per infortunio. Un video che ha fatto scatenare l’opinione pubblica inglese sull’eventualità che i problemi alla schiena fossero solamente una copertura per giustificare scelte tecniche o addirittura litigi con Conte, in linea con quanto si sospetta sia successo con David Luiz, anche lui finito fuori squadra, e con quanto ufficialmente avvenuto con Diego Costa.
A queste circostanze si sono aggiunti alcuni problemi generali di squadra, forse intrinsechi al modo in cui Conte gestisce i suoi mandati (ben inquadrati in questo pezzo di Dario Saltari). Le difficoltà diffuse hanno generato insoddisfazione e confusione nella testa di quasi tutti i giocatori del Chelsea. Morata, che aveva effettuato i suoi miglioramenti più importanti troppo di recente, non solo non è riuscito a portarli avanti in condizioni individuali e collettive di difficoltà, ma non ha neanche consolidato quanto di buono aveva fatto. La sua specializzazione a prima punta è stata ancora più evidente – a novembre Morata registrava 2.2 dribbling a partita, comunque meno degli anni precedenti, mentre adesso è sceso a 1.2, vincendone solo il 56% secondo Squawka – ma alcuni suoi problemi strutturali sono diventati impossibili da ignorare.
Soprattutto nell’uso del corpo, Morata non sembra un attaccante in grado di determinare il contesto attorno a sé, di agire in isolamento. O meglio, è in grado di farlo in spazi aperti, quando può portare palla per molti metri e puntare l’avversario in conduzione, grazie alla sua progressione e alla sua grande capacità di cambiare direzione in qualsiasi momento. Ma nel gioco spalle alla porta, quando non ha compagni vicini a offrirgli un appoggio immediato, diventa improvvisamente impacciato. La differenza con Diego Costa si è fatta sensibile, il centravanti dell’Atlético è capace di spostare e manipolare l’intera struttura difensiva a proprio piacimento grazie ai propri controlli sui lanci e alla protezione del pallone. Oltretutto è tanto efficace quanto Morata in transizione, con meno tecnica magari, ma con una forza e un’aggressività impareggiabili.
Spalle alla porta Morata va in difficoltà se non può liberarsi immediatamente del pallone, un limite troppo grande per un centravanti di prima fascia. La sua sensibilità tecnica, che gli permette di giocare di prima, sparisce quasi del tutto quando si tratta di difendere il pallone, soprattutto in spazi stretti quando le linee di passaggio si chiudono. Morata sfugge il più possibile al contatto corpo a corpo, sempre in maniera opposta rispetto a Diego Costa, che cerca il contatto con più avversari possibile, sicuro di poterli spostare tutti e tenerli lontani dalla palla.
Fonte: Sky