MILANO. C’è una svolta nella sofferta nomina del nuovo commissario tecnico della Nazionale: Carlo Ancelotti ha sorpassato Roberto Mancini e conduce la gara per succedere a Gigi Di Biagio, ct ad interim nelle due amichevoli del marzo scorso con Argentina e Inghilterra, dopo la mancata qualificazione al Mondiale russo sotto la guida di Gian Piero Ventura, franato insieme alla federazione di Carlo Tavecchio. Manca ovviamente l’ufficialità, ma sono sempre più alte le probabilità che il progetto di rinascita degli azzurri venga affidato ad Ancelotti, tuttora sotto contratto col Bayern. L’ufficializzazione del prescelto, come annunciato dal subcommissario della Figc Alessandro Costacurta, dovrebbe avvenire dopo il 20 maggio, a conclusione della serie A, ma non è escluso che possa essere anticipata.
IL FAVORITO DI MALAGO’. In verità non si è trattato di un sorpasso in senso letterale, perché l’ex allenatore di Reggiana, Parma, Juventus, Milan, Chelsea, Psg e Real Madrid – uno tra i più vincenti della storia dell’intero calcio mondiale – è sempre stato l’obiettivo numero uno del presidente del Coni Malagò e della Figc, il cui subcommissario Costacurta aveva a sua volta puntato sull’ex compagno di squadra e poi suo allenatore al Milan come prima scelta, in una rosa di candidati che comprendeva, oltre a Mancini, anche Conte, Ranieri e lo stesso Di Biagio, promosso dall’Under 21 come ct a tempo, ma non escluso dalla corsa. La figura di Ancelotti – 59 anni e una luminosa carriera in panchina, che lo ha portato a vincere in Italia, Inghilterra, Francia, Spagna e Germania (l’esonero al Bayern è nato soprattutto da una sorta di congiura della fazione al vertice del club rappresentata dal presidente Uli Hoeness) – sembra fatta apposta per mettere tutti d’accordo: ha l’età e il curriculum giusti per rilanciare un movimento in crisi, con Euro 2020 come primo traguardo: spiccano le 3 Champions con Milan e Real Madrid e i 4 titoli nazionali vinti in 4 Paesi diversi.
FIGC IN PRESSING. Con tutti i concorrenti ancora sotto contratto con i rispettivi club, ad eccezione di Di Biagio tecnico federale, il favorito sembrava diventato Mancini, del resto il più deciso nell’indicare la Nazionale come una priorità per il proprio futuro: il recente ritiro invernale a Roma con lo Zenit San Pietroburgo, nello stesso albergo scelto dalla Figc e a un passo dalla sede di via Allegri, pareva l’indizio forte di un accordo imminente. Ancelotti è sempre rimasto più coperto, anche per via delle sue dichiarazioni pubbliche, in cui parlava della panchina di un club come della destinazione più verosimile e della Premier League come del campionato più gradito. Ma la Figc non si è arresa e pare pronta a sfoderare tutte le armi a disposizione: per quelle economiche (Ancelotti in Germania aveva uno stipendio di quasi 8 milioni netti l’anno) la strada è la parziale copertura da parte dello sponsor tecnico – Puma – che già contribuì in maniera decisiva all’ingaggio di Antonio Conte per il biennio 2014-16: il budget può sfiorare i 6 milioni. Sono tuttavia le garanzie tecniche, di programmazione e di piena autonomia, a potere giocare il ruolo più importante per convincere Ancelotti.
PIRLO NELLO STAFF. Se arrivasse il fatidico sì, tra i collaboratori stretti del nuovo ct entrerebbe anche Andrea Pirlo, che ha avuto Ancelotti allenatore al Milan: tra i due era noto il feeling, che è rimasto tale. Nel caso, si replicherebbe un cliché già sperimentato proprio da Ancelotti al Mondiale tra il 1992 e il 1995 e in particolare al Mondiale 1994, quando in Nazionale fu vice di Arrigo Sacchi, già suo ex allenatore al Milan. Ancelotti aveva appena smesso di giocare, quando intraprese la nuova carriera e Pirlo, che il 21 maggio a San Siro giocherà la partita d’addio, potrebbe imitarlo. Il connubio, in verità, potrebbe realizzarsi anche se Ancelotti dovesse allenare ancora un club. Però le due panchine a lui più spesso accostate – quelle dell’Arsenal e quella del Psg – sembrano destinate ad altri due candidati: il tedesco Tuchel per il Psg, lo spagnolo Luis Enrique per l’Arsenal.
IN SVIZZERA IL DEBUTTO. Non ci sarà comunque molto da attendere, per sapere se la Nazionale avrà un nuovo ct nelle tre amichevoli di fine stagione, malinconico surrogato del Mondiale mancato: il 28 maggio in Svizzera, a San Gallo, con l’Arabia Saudita, l’1 giugno a Nizza con la Francia e il 4 a Torino con l’Olanda. Poi, da settembre, ci sarà la Nations League, nel girone con Polonia e Portogallo, oltre alle amichevoli del 10 ottobre con l’Ucraina e del 20 novembre con gli Usa. Nel 2019, invece, cominceranno le qualificazioni per Euro 2020. Ma adesso è tempo di sprint per la panchina azzurra, tra Ancelotti, Mancini e Di Biagio. E il favorito ora è il primo.
Fonte: Repubblica.it