Lazio-Roma, le chiavi tattiche della sfida
Il pressing della Roma all’andata: 4-3-3, con De Rossi avanzato su Lucas Leiva.
La Lazio ha buttato l’Europa League in 4 minuti. Solo una questione mentale o ci sono anche aspetti tattici di cui tenere conto?
La Lazio è scesa in campo a Salisburgo forte del 4-2 dell’andata, ma, dopo essere passata in vantaggio ad inizio ripresa, ha prima subito il pareggio e poi, in quattro allucinanti minuti, concesso tre gol e detto definitivamente addio alla semifinale di Europa League.
Rispetto alla gara dell’Olimpico, Inzaghi ha deciso di cambiare atteggiamento. L’idea era quella di difendere più bassi dell’andata, quando i biancocelesti avevano messo in campo un’intensità e un’aggressività impressionanti, in grado di rivaleggiare con quella degli austriaci. Con un blocco difensivo schierato diversi metri più indietro, la Lazio lasciava la palla al Salisburgo ma allo stesso tempo cercava di farlo sbilanciare, per sfruttare la velocità di Luis Alberto e Immobile, che ha giocato praticamente tutta la partita sul filo del fuorigioco.
Le basi della scelta di Inzaghi erano logiche e, in un buona parte, condivisibili. Ma non tenevano conto di quanto il Salisburgo sia strutturato per soffocare i tentativi di contropiede. La squadra di Rose propone un ribaltamento del paradigma: non rinuncia mai a pressare perché teme di concedere spazi e perdere stabilità, ma pressa sempre in maniera organizzata e con grande agonismo perché sa che, per come è strutturata, è il modo migliore per difendersi, sempre e comunque.
Proprio a causa della pressione esercitata dai suoi avversari, e delle difficoltà strutturali che le squadre che difendono con il 5-3-2 hanno nel portare le transizioni, il piano gara di Inzaghi non ha dato i frutti sperati dal punto di vista offensivo.
La Lazio aveva però retto dal punto di vista difensivo, almeno prima di quei maledetti quattro minuti. La disattenzione in occasione del gol di Haidara, ha scatenato un vero e proprio effetto a catena con errori anche grossolani, come ad esempio l’incomprensione tra Radu e De Vrij, che hanno definitivamente infranto il sogno di arrivare fino in fondo alla competizione. Se è vero che la tattica di Inzaghi non ha funzionato al meglio, è stato il crollo mentale, soprattutto in termini di concentrazione, a condannare i biancocelesti.
All’andata la Roma ha messo in crisi la Lazio con un pressing altissimo, ripeterà la stessa strategia?
La Roma ha proposto le proprie migliori prestazioni stagionali quando ha deciso di aggredire l’avversario con il pressing, sia in campionato che in Champions League. Anche nel derby d’andata, la squadra di Di Francesco decise di soffocare la manovra della Lazio fin dalle battute iniziali: la pressione sui tre difensori biancocelesti li costringeva a prendere decisioni rapidamente e gli impediva di agire liberamente, mentre l’altezza della linea difensiva compattava la squadra verticalmente, rendendo estremamente complicate le ricezioni tra le linee di Milinkovic-Savic e Luis Alberto.
Una strategia rischiosa contro una formazione eccezionale ad attaccare gli spazi come quella di Inzaghi, ma che, se eseguita secondo i piani, costringeva i tre centrali a buttare via la palla. È dunque probabile dunque che Di Francesco riproponga un atteggiamento simile, ma come spesso succede in un derby, sarà determinante la lettura dei momenti della gara e non è escluso un cambio di atteggiamento in corsa.
Cosa deve temere la Roma dell’attacco della Lazio (quello più prolifico in Serie A)?
Inzaghi ha compreso le caratteristiche dei suoi giocatori ed ha costruito un sistema di gioco in grado di esaltare al meglio. Il simbolo del suo progetto tecnico è certamente Immobile: dopo le incomprensioni di Dortmund e Siviglia, l’ex attaccante del Torino ha trovato un contesto che lo esalta, come dimostrano i 26 gol segnati nella scorsa stagione, e i 39 di quella in corso.
Immobile non è tra gli attaccanti più tecnici, ma possiede un’incredibile capacità di lettura dello spazio e di attacco della profondità. Gli piace molto allargarsi, soprattutto a sinistra, per sorprendere i difensori alle spalle, oppure costringerli a seguirlo, disorganizzando la linea difensiva avversaria.
Fonte: SkySport