Dopo due anni e mezzo decise quindi di far ritorno in Germania, al Mainz: prima il prestito da sei mesi poi, da svincolato, il trasferimento definitivo. Ma cosa andò storto all’Etihad? Innanzittutto la poca voglia di mettersi in gioco. Karius infatti credeva di avere già spianata la strada per giocare con i più grandi, invece dovette confrontarsi con i suoi coetanei. Fu insolito per il City lasciar andare un giocatore così promettente a costo zero, ma alle spalle dei due portieri veterani, Hart e Given, aveva già quattro estremi difensori pronti a contendersi il posto. Inoltre la loro decisione fu agevolata dall’atteggiamento del portiere. Non in campo, dove il suo comportamento era esemplare, ma fuori, dove ebbe problemi di adattamento e di convivialità con la famiglia che lo ospitava. I suoi genitori infatti rimasero in Germania e non fu facile per lui cambiare Paese, vivere senza il loro appoggio e con una somma di denaro non indifferente per un ragazzino. Alla fine comunque Karius scelse la soluzione migliore per il suo futuro e tornò in patria dove divenne il portiere più giovane ad aver mai esordito in Bundesliga, a 19 anni, 5 mesi e 9 giorni. Nel 2016 il ritorno Oltremanica. A sceglierlo fu lo stesso Klopp, ma l’annata d’esordio precipitò nuovamente l’umore di Karius, a causa di qualche errore imperdonabile. Fu proprio il sostegno incessante dell’allenatore suo connazionale a farlo risollevare e a fargli riprendere una maglia da titolare al posto di Mignolet. Questa sera tra i pali avrà la possibilità di volare per la prima volta in semifinale. E proprio davanti a chi non ha avuto la forza di credere in lui. Mica male come rivincita.
Fonte: Sky