La redazione di PianetAzzurro ha avuto il piacere di intervistare Stefano Di Chiara (Roma, 21 febbraio 1956), ex difensore che ha militato, tra le altre, nella Lazio, nel Genoa e nel Lecce, dove fu protagonista della prima storica promozione in serie A nella stagione 1984/1985. Nel club giallorosso ha collezionato 117 presenze e 1 rete. Dopo aver terminato la carriera di calciatore, ha iniziato quella di allenatore.
Siamo ormai al rush finale del campionato e mancano 9 gare alla fine, come giudica il campionato del Napoli fino ad ora?
Un campionato tutto sommato positivo, perchè gli azzurri sono a ridosso della Juve. I bianconeri sicuramente sono più forti a livello di qualità e di numero di giocatori, ma il Napoli sta facendo il suo campionato. C’è magari da ridire qualcosa riguardo al cammino in coppa Italia, l’Europa League e la Champions, competizioni nelle quali poteva fare di più e togliersi anche qualche soddisfazione.
Secondo lei come arriveranno in classifica Napoli e Juve allo scontro diretto?
Mi auguro ci sia un po’ di suspence, nel senso che il Napoli arrivi allo scontro diretto ad un punto o due di distacco dai bianconeri.
Il calendario dei bianconeri sembra essere più difficile, considerando l’impegno in Champions col Real Madrid, una eventuale semifinale e la finale di coppia Italia a poche partite dalla fine, secondo lei ci sono possibilità che la squadra di Allegri perda punti?
Secondo me la forza della Juve è orientata verso la Champions League, ma ha una rosa ampia e ha dimostrato di poter partecipare a tante competizioni con la stessa efficacia. Mi auguro da suddista che vinca il Napoli, ma la Juve è troppo abituata a vincere.
Per quanto riguarda il mercato, chi consiglierebbe al Napoli di acquistare nel mercato estivo?
Al Napoli sarebbero dovuti restare Higuain e Cavani, secondo me bastavano loro per vincere due o tre scudetti di seguito. Però ci sono delle cose che vanno contro ogni logica, come se all’epoca il Napoli avesse venduto Maradona, Giordano e Careca.
Definisce spesso in modo sarcastico “Sarri filosofo”. Cosa non le piace del mister del Napoli?
Io non ce l’ho assolutamente con Sarri, ma a me piace il Gattuso della situazione, oppure Conte, proprio come rapprestentano il calcio: in modo virile, agonistico, di partecipazione. Non vince il possesso palla. Ricordo quando giocavo a Lecce e perdemmo con il Napoli di Maradona, il nostro preparatore atletico ci disse che avevamo vinto i contrasti e il possesso palla, e io risposi che però la partita l’avevamo persa. Se io tengo la palla per un ora e Maradona per 5 minuti, vince Maradona 5-0.
Andrebbe d’accordo con il presidente De Laurentiis?
Penso di si. Il presidente ha fatto tante cose al Napoli, l’ha preso dalla serie C e l’ha portato ad essere una delle migliori squadre a livello europeo, però sarebbe pure ora che vincesse qualcosa. Ricordo quando ero allenatore della Pistoiese e perdemmo a Napoli 2-0 con due gol di Calaiò. Il Napoli anche se giocasse in prima categoria sarebbe sempre fantastico, Napoli è una città unica al mondo, siete un popolo, una civiltà, un senso di appartenenza. Ogni volta che vengo a Napoli è fantastico.
Questo è stato sicuramente l’anno del VAR, che sarà utilizzato anche nel prossimo mondiale, secondo lei è una giusta soluzione per evitare gli errori arbitrali?
Alla fine gli errori ci sono lo stesso, si perde tanto tempo. Il VAR ti aiuta a sbagliare di meno, ma alla fine sbagliano lo stesso perchè l’interpretazione viene sempre dall’occhio umano.
La guida della Nazionale è stata affidata a Di Biagio, secondo lei è un buon punto di partenza dopo l’esclusione al mondiale?
Una volta c’erano i famosi allenatori veterani, che nascevano proprio nella FIGC, a Coverciano, come Bernardini, Vicini, Bearzot, Trapattoni. Di Biagio è giovane, ha fatto poca esperienza, lo vedo un buon allenatore ma non talmente carismatico da poter rappresentare una rinascita importante come quella italiana, perchè bisogna ricostruire tutto da zero. Ci vuole un uomo di grande esperienza e autorità.
La storia di Reina che ha fatto già le visite mediche al Milan è lo specchio del calcio di adesso, è stata una cosa che mi ha dato profondamente fastidio. Io faccio parte di un calcio antico, dove sposavi la passione e il senso di appartenenza con una squadra, come ad esempio il mio amico Antonio Juliano, Bruscolotti, Giordano e Maradona. Questo calcio di oggi non mi piace. Il calcio alla mia famiglia ha dato tantissimo, ci ha dato la fortuna di vivere certe emozioni inpensabili, io e mio fratello ci siamo tolti tante soddisfazioni, ci siamo realizzati come uomini e chi non ha vissuto il calcio di quel periodo non potrà mai capire quello che si sono persi.
Mariano Potena