ROMA – La star indiscussa del calcio europeo degli ultimi mesi, pIù di Messi, Cristiano Ronaldo o il Manchester City. Si chiama Var, ha effettivamente cambiato il calcio, rivoltando come un calzino il lavoro degli arbitri e soprattutto il metodo di vedere le partite di tifosi, dallo stadio o dalla poltrona, o degli addetti ai lavori. E in questo senso l’Italia che non va ai Mondiali russi è invece in prima fila con la sperimentazione sui campi partita dalla scorsa estate in campionato. Tra guelfi e ghibellini, i tiepidi, i colpevolisti e innocentisti, tra la svanita emotività e passionalità del calcio, nella giornata di campionato conclusasi ieri c’è stato il repentino ritorno all’assistenza video per i direttori di gara, dopo una lunga fase di rigetto nel corso del girone di ritorno, forse per il diffuso malessere dei fischietti che così recuperavano centralità sul terreno di gioco, con una percentuali nettamente inferiore di rigori “aggiunti” e invece “cassati” rispetto alle valutazioni arbitrali. E invece. Una decina di ricorsi all’assistant video nel 30esimo turno, con risultati positivi, da Milan-Chievo Verona a Torino-Fiorentina, Verona-Atalanta, Benevento-Cagliari, tra gol regolari annullati e poi restituiti (a Cutrone nel match di San Siro, dove c’è stato anche un rigore fischiato dopo l’On Field Review), poi rigori fischiati e poi cancellati dopo il review (al viola Simeone). Insomma, il Var è tornato centrale. Assieme alla sensazione, supportata dai fatti, dalle statistiche, nonostante la campagna anti Var di allenatori, dirigenti, che indietro non si tornerà, non si possa tornare. E a questo punto andranno pesate, forse riviste, anche le dichiarazioni recenti del capo degli arbitri, Nicchi sui dubbi dell’applicazione dell’assistenza video per i fischietti nel prossimo campionato, nonostante la valutazione positiva dei primi mesi, i due anni di sperimentazione, con costi – sui quattro milioni, scriveva Repubblica -, con cui Federcalcio e Lega hanno imposto l’Italia come Paese pioniere nell’utilizzo della tecnologia in campo. Ma nel frattempo a poco meno di 100 giorni dal via dei Mondiali russi, i primi con l’assistenza tecnologica per gli arbitri, l’argomento sposta. E parecchio.
MONDIALI SI’, CHAMPIONS NO
E proprio in Russia potrebbe verificarsi il big bang della questione Var, con arbitri, assistenti di gara in primis e poi centinaia di calciatori, centinaia di migliaia di tifosi che non hanno avuto modo di entrarci in contatto, sperimentarlo, valutarlo, capirlo. E se da qualche giorno è arrivata la conferma ufficiale dell’utilizzo del Var in Russia – preceduta dalle parole di apprezzamento sull’assistenza video dal numero uno della Fifa, Gianni Infantino – lo stesso non è avvenuto con l’Uefa, che ha escluso l’adozione per la prossima edizione di Champions League ed Europa League, continuando a costruire steccati tra l’assistenza video e il calcio, così come avviene da mesi in Premier League. Per il presidente Uefa Ceferin, come segnalava al Telegraph, la poca preparazione di fischietti, tifosi in alcuni Paesi ne impedirebbe l’utilizzo.
BUNDESLIGA CON IL VAR, LIGA SCALDA I MOTORI, PREMIER TACE
La Germania come l’Italia (e in Portogallo con la Primeira Liga), anche in Bundesliga continua, tra mille polemiche e con club che si sentono penalizzati dagli episodi analizzati al video, come il Colonia, la sperimentazione del mezzo tecnologico, con alcune differenze, l’esistenza di un capo del Var e di una “centrale unica”, una stanza dei bottoni a Colonia dove i Var operano a distanza, comunicando via radio con gli arbitri sui campi, il Replay Centre, molto vicino al sistema utilizzato nella Nba. Ma il clima in Germania è teso soprattutto dalla cacciata, nello scorso novembre, del capo del Var, Hellmut Krug, per presunti favori allo Schalke 04, la squadra della sua città natale. E si sono lanciate nella scia del torneo italiano, tedesco e portoghese sull’applicazione dell’assistant video anche Ligue 1, Eredivisie e pure la Liga, con arbitri e assistenti di Primera Division spagnola al lavoro dai primi giorni di marzo con formazione tecnica, che include lo studio del protocollo del Var, con simulazioni e realizzazione di allenamenti attraverso video, senza alcuna connessione negli stadi. E invece nel campionato inglese che si pone, non senza enfasi, come la Nba (dove l’assistenza tecnologica è a regime da anni) del pallone mondiale, non c’è spazio per il Var, nonostante si siano verificati clamorosi episodi di errori arbitrali. E non è in programma il via nella prossima stagione, anche se l’esordio nel calcio inglese è avvenuto nello scorso gennaio in FA Cup, con gli spettatori allo stadio e davanti alla tv di Arsenal-Chelsea che potevano addirittura osservare in tempo reale le immagini sottoposte all’arbitro dal Var. E se lo strumento tecnologico non ha contato solo estimatori, per esempio Mourinho si è schierato contro, come in Italia Simone Inzaghi, i tifosi inglesi non sembrano starci e complice il tuffo di Welbeck in Arsenal-Milan, Europa League, che ha regalato un rigore ai Gunners, hanno invocato l’utilizzo del Var anche nelle competizioni Uefa. Fonte: Repubblica.it
Il Var è sempre più decisivo: e ora anche il mondo lo vuole
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