Per una strana coincidenza, Lazio e Udinese hanno affrontato le stesse avversarie nelle ultime due giornate: il Chievo e la SPAL. La squadra di Simone Inzaghi le ha battute segnando a entrambe cinque gol, quella di Massimo Oddo ha strappato due pareggi. I momenti di forma sembrano quindi molto diversi: l’Udinese è in calo dopo cinque vittorie consecutive, la Lazio è in questo momento la candidata più credibile per il terzo posto. Eppure la sfida sarà meno scontata di quanto sembrano suggerire i recenti risultati. Limitandoci agli ultimi due mesi di campionato, possiamo considerarla quasi come uno scontro diretto: nelle 8 partite giocate da quando Massimo Oddo è subentrato a Luigi Delneri sulla panchina dell’Udinese, soltanto Juventus e Napoli hanno conquistato più punti dei friulani e della Lazio.
Con Oddo, l’Udinese ha trovato una solidità invidiabile, subendo solo 5 gol in 8 partite. La Lazio può invece contare su un potenziale offensivo debordante, che la mette quasi allo stesso livello delle migliori squadre d’Europa: nei cinque principali campionati soltanto il Manchester City, il PSG e il Barcellona hanno una media gol superiore a quella della squadra di Simone Inzaghi (2,7 reti a partita), che può vantare il miglior attacco della Serie A (53 gol segnati).
Si potrebbe pensare a due squadre costruite su basi opposte, e invece i tratti comuni sono diversi: dalla verticalità della manovra alla fase di non possesso poco aggressiva sulla prima costruzione avversaria per avere campo da attaccare in transizione. Lazio e Udinese sono tra le squadre più brillanti e organizzate del campionato quando gli spazi si aprono e difendono in maniera simile, con una linea a 5 che occupa l’ampiezza e protegge i corridoi interni con le uscite dei tre difensori centrali, ma lascia alle mezzali molto campo da coprire, sia in orizzontale che in verticale – non a caso Parolo e Milinkovic-Savic sono i giocatori che percorrono più chilometri nella Lazio, mentre Barak e Jankto sono rispettivamente al primo e al terzo posto nell’Udinese.
Al di là dei punti di contatto più generali, le due squadre hanno ovviamente ambizioni e rose molto diverse. Anche e soprattutto perché sul piatto i biancocelesti possono mettere la qualità di due dei giocatori più in forma del campionato.
L’importanza, sempre maggiore, di Milinkovic-Savic e Luis Alberto
Il primo pensiero di Oddo non può che andare ai due giocatori più decisivi della Lazio, specie ora che l’infortunio di Immobile li obbligherà a farsi carico in misura maggiore anche dei compiti di finalizzazione. Contro il Chievo, Milinkovic-Savic ha segnato una doppietta, Luis Alberto ha invece sbloccato la partita con un tiro deviato. La loro influenza nel gioco biancoceleste è già enorme e l’assenza di Immobile dovrebbe allargarla ancora un po’.
Entrambi sono determinanti per la progressione della manovra della Lazio, verticale e spesso anche diretta, con i difensori che lanciano lungo oppure vengono invitati a saltare una o due linee, attirando di proposito la pressione per aprire spazi nello schieramento avversario. Milinkovic-Savic è onnipresente, sia con la palla a terra che quando viene alzata e diventa il principale riferimento di chi imposta: come da tradizione, è il biancoceleste che ingaggia più duelli aerei. Luis Alberto, invece, garantisce una risalita del campo maggiormente palleggiata, muovendosi continuamente in appoggio nella zona del pallone.
Quando si avvicina a Milinkovic-Savic la Lazio diventa difficilmente difendibile, per l’intesa tecnica raggiunta dai due e i continui scambi di posizione, amplificati quando a sinistra gioca Lulic, che pur partendo dall’esterno è a suo agio anche dentro il campo. Simone Inzaghi ha però spiegato di voler evitare squalifiche in vista della partita contro il Milan, e il bosniaco è diffidato. Al suo posto potrebbe quindi giocare Lukaku, migliorando sensibilmente la capacità di affondare e arrivare sul fondo a sinistra, la fascia su cui la Lazio costruisce la maggior parte dei suoi attacchi, ma limitando gli scambi di posizione e l’imprevedibilità.
La tranquillità col pallone di Milinkovic-Savic e Luis Alberto basta comunque per avanzare, e spesso si trasforma in un buco nero che risucchia le attenzioni avversarie, una situazione forzata da entrambi per aprire spazi per i compagni.
Fonte: SkySport