Serie A, le 8 cose da seguire della 21^ giornata
Palomino si sgancia dalla linea e riesce ad anticipare Mertens, ma l’Atalanta si fa sorprendere dal tempismo e dalla precisione di Allan.
In una sfida che si preannuncia molto tattica, così come le precedenti, il Napoli ha quindi diverse armi a disposizione per mettere in crisi i rigidi dettami del gioco di Gasperini. Fino ad oggi, però, è successo più spesso il contrario: che fosse l’Atalanta a mettere in crisi il Napoli bloccando il gioco a centrocampo, per poi trovare in qualche modo il gol della vittoria con la rapidità dei capovolgimenti di fronte e la precisione dei movimenti senza palla. Comunque vada a finire, sarà un altro capitolo da aggiungere alla divertentissima rivalità tattica tra Sarri e Gasperini.
3. Come cambia il 3-5-2 della SPAL rispetto a quello dell’Udinese?
La SPAL di Semplici e l’Udinese di Oddo sono accomunate dallo stesso sistema di gioco, ma l’interpretazione presenta ovviamente alcune differenze. La neo-promossa formazione emiliana tende a costruire dal basso ed è una delle squadre che effettua più passaggi nella propria metà campo prima di far progredire il gioco. L’Udinese di Oddo, seppur cerchi sempre di consolidare il possesso palla con i difensori, è più diretta quando si tratta di cominciare la manovra offensiva. Ma cambia il rispettivo utilizzo delle mezzali, che Semplici è costretto spesso a usare come strumento per mantenere il possesso della palla, soprattutto quando le squadre avversarie pressano la costruzione bassa, aumentando così le distanze tra il centrocampo e l’attacco e compromettendo di conseguenza anche la fluidità della manovra offensiva. Oddo, invece, potendo contare anche su interni con qualità tecnica ma soprattutto fisica superiore ai rivali di giornata, può lasciare più libertà alle mezzali e agli esterni, più influenti nella risalita del campo rispetto ai laterali della SPAL. Inoltre, sebbene i due tecnici schierino normalmente due attaccanti in linea, Oddo ha proposto anche la variante con de Paul alle spalle di Lasagna.
L’atletismo dei giocatori dell’Udinese fa la differenza in transizione: entrambe le squadre difendono con il 5-3-2, uno schieramento con cui è complicato contrattaccare dopo aver recuperato il pallone in zona bassa, ma la velocità degli esterni e gli strappi delle mezzali bianconere permettono di compensare questo difetto strutturale. La squadra friulana sembra anche maggiormente strutturata quando decide di aggredire gli avversari alti, mentre per gli spallini è stato fin qui complicato alzare il baricentro del pressing, ma un fattore che sicuramente accomuna le due formazioni è la volontà e la capacità di entrambi gli allenatori di compiere adattamenti strategici a seconda dell’avversario, soprattutto a livello difensivo. Insomma, stesso modulo ma equilibri e approcci molto diversi alla gara, che dovrebbe essere interessante proprio per questo.
4. Quanto è difficile per Mazzarri tornare al 3-5-2 con il Torino?
Il nome dell’allenatore toscano viene spesso associato al 3-5-2, ma nella sua prima uscita sulla panchina del Torino, Mazzarri ha utilizzato il 4-3-3 e sembra orientato a riproporlo anche contro il Sassuolo. Interrogato a proposito di un potenziale impiego della difesa a tre, il tecnico dei granata ha evidenziato come per giugno il suo obiettivo sia quello di avere una rosa capace di interpretare più sistemi di gioco, sottolineando come abbia già a disposizione alcuni difensori abituati a giocare a tre: Burdisso (pretoriano del 3-4-3 di Gasperini), Ansaldi, N’Koulou (cardine del 3-rombo-3 del Marsiglia di Bielsa), Moretti (centrale di sinistra quando al Toro c’era Ventura e ancora prima a Bologna) e infine anche l’ex della SPAL, Bonifazi (che con Semplici giocava proprio nel 3-5-2 ed è appena tornato disponibile) e Lyanco (che quando ha giocato ha mostrato una buona propensione all’anticipo e potrebbe trovarsi bene anche da centrale di fascia, una volta uscito dall’infermeria).
Insomma, almeno per quanto riguarda la difesa, la rosa del Toro sembrerebbe adattabile alle richieste del 3-5-2, ma se si guardano gli altri ruoli iniziano i problemi. Anzitutto, probabilmente, manca un esterno destro: se a sinistra ci sono Barreca e Molinaro, sull’altra fascia sarebbero utilizzabili solo De Silvestri e eventualmente Rincón (il cui spostamento lascerebbe però un vuoto nel ruolo di mediano, visto che Valdifiori non corrisponde esattamente al profilo di vertice basso che ha usato Mazzarri in passato), e forse per questo è stato fatto il nome di Lazzari della SPAL come obiettivo di mercato.
Ma, soprattutto, il 3-5-2 taglierebbe fuori i vari esterni a disposizione del Torino: soprattutto Iago Falque e Ljajic. Posto che potrebbero riadattarsi come seconda punta, di certo il rischio è che non vengano valorizzati come meritano. Per questo, almeno per ora, non è così scontato che Mazzarri torni al 3-5-2 già in questi primi sei mesi. Del resto a gennaio, privilegiare il patrimonio tecnico è spesso la scelta più azzeccata.
5. All’andata il Chievo aveva messo in grande difficoltà la Lazio, dobbiamo aspettarci un’altra partita equilibrata?
Nelle prime 9 giornate di Serie A, il Chievo aveva raccolto 15 punti e si posizionava a ridosso di un piazzamento europeo. Nelle ultime 11 giornate, invece, ne ha raccolti solo 7 ed è adesso più vicino alla zona retrocessione (7 punti) che al sesto posto (8 punti). Questo, nonostante un calendario decisamente più facile: soltanto nell’ultimo mese, il Chievo ha perso contro il Crotone, contro il Benevento, e in casa contro il Bologna.
Al di là del presunto calo delle motivazioni, una delle accuse più frequenti mosse alla squadra di Maran, o del più comprensibile calo atletico, per quella che rimane la squadra dall’età media più alta del campionato, il vero spartiacque nella stagione del Chievo è stato l’infortunio al ginocchio destro di Lucas Castro. Con l’argentino in campo, il Chievo segnava un gol ogni 73 minuti; negli ultimi due mesi ne ha segnato uno ogni 138 minuti, praticamente la metà.
Curiosamente, trascurando i gol segnati, le statistiche offensive del Chievo si sono mantenute sugli stessi livelli rispetto al periodo precedente: i tiri sono diminuiti impercettibilmente, da 12.8 a 12.6 ogni 90 minuti, e così anche i tiri in porta, da 4.2 a 4; è leggermente diminuita anche la precisione nei passaggi, da 80% a 78%, nonostante sia leggermente aumentato il possesso palla, da 46.4% a 48.8% (questo incremento si spiega con il calendario più facile, almeno sulla carta).
Al Chievo è mancata soprattutto una fonte di gioco secondaria, un giocatore in grado di fare un po’ di tutto sulla trequarti (circa 2 tiri, 2 occasioni create e 2 dribbling tentati ogni 90 minuti), che liberava Birsa dal peso delle responsabilità creative e dalle attenzioni degli avversari. Nell’economia delle partite peggiori degli ultimi due mesi, come la sconfitta a Benevento o il 5-0 subito dall’Inter, hanno pesato tantissimo le palle perse, le velleità di palleggio di una squadra privata del suo giocatore di maggior talento.
Contro la Lazio, anche in virtù delle tante assenze (oltre a Castro: Dainelli, Gamberini, Inglese, Meggiorini) il Chievo non sentirà la pressione di provare a vincere, e potrà recuperare quella versione più quadrata e concreta che in un modo o nell’altro aveva tenuto a secco Roma e Napoli. «Nella gara d’andata non meritammo la sconfitta», ha ricordato Maran: come se non bastasse, anche quel gol all’ultimo minuto di Milinkovic-Savic gli avrà ricordato che la qualità fa spesso la differenza.
6. La Fiorentina è in striscia utile da 8 partite, la Sampdoria ha perso 4 delle ultime 5. Però in casa i blucerchiati sono difficili da battere… quali saranno le chiavi tattiche della sfida?
La Sampdoria ha conquistato 21 dei 30 punti complessivi tra le mura amiche, ma allo stesso tempo è stata capace di perdere due delle ultime tre gare casalinghe, tanto da subire l’aggancio dell’Atalanta. La striscia della Fiorentina inizia a essere importante, ma è anche vero che delle otto gare senza sconfitta, sei sono state pareggi e in generale la squadra ha avuto qualche difficoltà di troppo a segnare, tanto che sono state solo 3 le reti nelle ultime 5 partite.
L’aspetto più interessante della gara sarà il confronto tra due filosofie di gioco differenti: Giampaolo predilige un gioco più manovrato, fatto di distanze brevi e una risalita verticale del campo, ma effettuata in maniera graduale, mentre Pioli è un tecnico più diretto, per cui la quantità delle azioni offensive conta più della qualità. Il centrocampo sarà probabilmente congestionato, e la Sampdoria probabilmente sarà la squadra a tenere il pallino del gioco. Considerando però le attitudini difensive della Fiorentina, sarà fondamentale il movimento delle mezzali, che è mancato nelle ultime uscite e ha reso più macchinosa la progressione della manovra blucerchiata.
Allo stesso tempo, però, sarà fondamentale giocare passaggi precisi e puliti, visto che la formazione viola dà il meglio di sé non appena si aprono spazi in cui contrattaccare. Ma le mezzali della Samp, che dovrebbero essere Linetty e Praet, non dovranno nemmeno far mancare il proprio supporto in fase difensiva, visto che la squadra di Pioli gioca molto sugli esterni e con il rombo di Giampaolo che presenta solo due giocatori sulle corsie laterali, non dovranno far mancare il proprio supporto ai terzini.
All’andata, la Fiorentina colpì proprio dopo una combinazione Gaspar-Gil Dias sulla fascia destra. Potrebbe essere proprio il portoghese, o più probabilmente Eysseric, l’ala destra titolare, visto che Théréau non ha preso parte all’allenamento di rifinitura.
Fonte: SkySport