“Il giorno della mia partenza dal Gambia ho pianto – racconta Abubaccar mentre osserva il mare, luogo di speranza ma anche di tragedia -. Ho sacrificato molto per entrare in Europa e non pensavo che ce l’avrei fatta. Molte persone hanno provato ad attraversare il mare prima e dopo di noi, ma la maggior parte di loro è morta”. In Italia Abubaccar ha avuto la possibilità di rifarsi una vita: “Sono grato alla gente della Sicilia – continua -. Quando sono arrivato in Italia non avevo neanche le scarpe; le persone qui mi hanno dato vestiti e mi hanno dato un aiuto che non avrei ottenuto in Gambia”. Il giovane ragazzo del Gambia racconta poi il suo rapporto con il calcio: “Mi sento felice quando gioco – spiega -. All’inizio non conoscevo nessuno, ma giocare a calcio mi ha aiutato a incontrare persone. Siamo come una famiglia e ci siamo uno per l’altro. I miei genitori sono morti ed erano loro che provvedevano ai miei bisogni. Ora voglio lavorare sodo e prendermi cura della mia famiglia. Quando sto giocando una partita la mia testa è concentrata solo sul calcio. Sono giovane e ho un futuro luminoso” conclude Abubaccar con il sorriso stampato in faccia, quello che era convinto di aver perso per sempre prima di intraprendere quel lungo viaggio in mare.
Fonte: SkySport