Juve, ecco come Matuidi è diventato insostituibile
La costruzione bassa della Juve: Alex Sandro si alza, Matuidi si apre, gioca due palloni e si proietta in avanti nello spazio interno di sinistra
Alla sua tensione verticale senza palla (fateci caso, in fase offensiva percorre per tutti i 90 minuti lo spazio interno di sinistra come si muovesse lungo un binario e difficilmente deraglia in zone che esulano dalla sua competenza) si contrappone una distribuzione prevalentemente orizzontale. Il francese in possesso, pur disponendo di una tecnica sufficiente, che gli consente anche grazie ad un buon controllo orientato di giocare palla a 1-2 tocchi pure in situazioni dinamiche, propone un gioco elementare nei contenuti, che si limita al passaggio corto e rifugge le verticalizzazioni. Il suo è un calcio a bassissimo rischio (nella rosa vanta la percentuale più alta di passaggi completati, 91,9), condizionato dal fatto che utilizza quasi esclusivamente il sinistro nella conduzione e nei passaggi. Quando è costretto a spostare la palla sul lato destro, smarrisce ogni tipo di confidenza con la palla e, se non riesce a riportarla sul lato forte, è possibile che ne perda il controllo. Proprio per questa sua tendenza a orientare il corpo verso la fascia mancina – malgrado agisca sul centro-sinistra e abbia più campo a disposizione sulla sua destra – effettua praticamente lo stesso quantiativo di passaggi verso sinistra (il 29,9% sul totale) e verso destra (30,5%). Tanto per avere un raffronto, Khedira, che agisce sul centro-destra, direziona la maggior parte dei suoi appoggi verso sinistra (il 32,5%) e solo il 26% verso destra, il suo lato di riferimento.
La risultante di queste due componenti con e senza palla è un gioco in cui partecipa sì alla costruzione bassa, ma negli ultimi due terzi di campo offre un contributo trascurabile nello sviluppo dell’azione, visto che avanza per finalizzarla, più che per rifinirla. Va da sé dunque che faccia registrare più tiri, 1,1 ogni 90’, che passaggi chiave, 0,8. E che negli ultimi 5 anni abbia viaggiato ad una media di 5,6 gol stagionali, figli di inserimenti culminati per la maggior parte con un tocco di prima dentro l’area avversaria.
La sua è un’azione senza filtri anche in fase difensiva: quando va al contrasto frontale, fa leva sulla forza esplosiva e sull’elasticità del suo corpo. Queste caratteristiche lo accomunano ad un altro centrocampista del recente passato juventino, Momo Sissoko, con cui condivide anche una certa inclinazione al fallo (nella Juve 2017/18 è il secondo giocatore che ne commette di più dietro ad Alex Sandro, 1,4 p90’). Nel 4-3-3, divenuto performante in fase difensiva grazie a delle migliori spaziature, la sua propensione a difendere correndo in avanti viene utilizzata per andare a prendere la mezzala omologa o il mediano avversario. In questo modo, più che aggredire il portatore (si sta sforzando di essere meno irruente nelle uscite, specie su palla coperta), indirizza il possesso avversario, senza però intaccare l’equilibrio collettivo, garantito dalla presenza di un centrocampista in più a coprirgli le spalle.
Fonte: SkySport