Corbo: “Lo Scudetto in 10 tappe: come difendere il primato”
La notte del sorpasso dà qualche consiglio al calcio italiano. Troppo presto il Napoli era sembrato fuori dal giro scudetto. L’Inter, crollata sabato a Milano, era data come favorita. «L’unica vera grande squadra». Distratti da Luciano Spalletti, toscano suadente come i bravi illusionisti, ci sono cascati anche molti critici televisivi, impazienti di dare giudizi e oroscopi. Calma. Il primato è del Napoli, ed è ancora lunga la corsa. Si può solo tentare un’analisi tecnica, per capire che cosa abbia rallentato il Napoli e quali siano le prospettive.
Le difficoltà da superare sono almeno pari ai punti di forza della squadra riemersa a Torino.
1) La flessione c’è stata, si legge nei risultati. Il 5 novembre il Napoli non sfonda con il Chievo (0-0) quattro giorni dopo la sconfitta interna con il City. Soffre con il Milan ma prevale (2-1) chiudendosi in difesa. Fa lo stesso per proteggere l’1-0 di Udine. Perde con Juve e Feyenoord, uscendo così anche dalla Champions. Spento con la Fiorentina (0-0) si riprende a Torino (3-1). Tre i motivi. Può finalmente allenarsi senza doppio impegno, come non faceva dall’8 agosto. Il risveglio di Hamsik, Jorginho e Mertens con la conferma di Zielinski. L’ingenuità di Mihajlovic che prende 13 gol in tre partite.
2) La flessione è la stessa di un anno fa: dalla sconfitta con la Roma (15 ottobre) alla vittoria con l’Inter (20 novembre). Precedente significativo.
3) L’esperienza insegna che il Napoli ha ormai ritrovato idee e forma per riprendere la corsa.
4) Il successo di Zielinski in un ruolo non suo (3 gol) dimostra che la panchina c’è. Va sfruttata. Zielinski è un predestinato a grande carriera. Alto a sinistra non è mica la fotocopia di Insigne, ma è prezioso come ala tattica di un tempo. Non ha il dribbling con finta e controfinta di Insigne, ma duttilità, tecnica, intuito e occhi di ghiaccio sotto rete. Zielinski non può essere usato per spiccioli di gara. Merita spazio. Un’idea per Sarri c’è. Zielinski mediano sinistro con Hamsik al centro, dove è ancora più rapido e lineare di Jorginho nel distribuire. 5) Sta troppo tempo in panchina Rog. È un jolly. Ha progressione e contrasto per coprire la fascia destra quando Callejon è esausto. Sottovalutato per i finali di partita è anche Giaccherini.
6) Mercato vicino. È una opportunità, se presidente e allenatore escono dall’ambiguità. De Laurentiis dica chi vuol comprare e Sarri giudichi subito o mai più l’acquisto. Comprare e bocciare non conviene a nessuno. Assurdo pagare 26 milioni per il fantasma Maksimovic. A questo punto, va dato in prestito per non svalutarlo. Inutile poi chieder conto degli 8 spesi per Tonelli. Domandare al Napoli che fine abbia fatto è indecente come chiedere l’età ad una matura star del cinema. Un grazioso mistero.
7) Il mercato può aiutare il Napoli. I nomi sono giusti. Il 25enne croato Sime Vrsaljko è l’obiettivo corretto. Ha qualità per essere titolare subito in difesa. Sembra che l’Atletico Madrid esiti in attesa di trovare un’alternativa. Inglese non è il sostituto ideale di Mertens né a gennaio, né in futuro. Non vale neanche Milik guarito. Ma è una riserva di lusso che Sarri non può respingere: ha la fisicità che manca in alcune fasi, altezza (1.87) con baricentro basso, rapidità.
8) La discontinuità di Reina può essere un limite. 9) L’intervento di De Laurentiis, pacato e collaborativo nella fase cruciale, dimostra che si avvicina finalmente alla figura del presidente pronto per lo scudetto, senza esternazioni tecniche, avarizia sistematica, disfattismi.
10) Basta broncio, parolacce in tv e pessimismo, c’è tutto per far sorridere Sarri. Insegna grande calcio. Ha creato lui il Napoli. Non distrugga se stesso.
Antonio Corbo per Repubblica Napoli