Paolo Di Canio è stato un grande giocatore. Ha avuto una brillante carriera in squadre gloriose italiane e ha lasciato il segno anche nelle sue esperienze all’estero. C’è stato un momento però in cui le immagini di Di Canio in campo hanno fatto il giro del mondo. No, non riprendevano uno dei suoi tanti gol, ma un gesto che nella vita di un uomo probabilmente equivale a farne tanti, come se avesse segnato una tripletta. È il 18 dicembre 2000 e a “Goodison Park” si gioca Everton-West Ham. Siamo ormai prossimi al 90’, con il punteggio fisso sull’1-1. Gli Hammers attaccano alla ricerca del vantaggio e l’occasione propizia arriva proprio a un passo dallo scadere. Paul Gerrard, portiere dei padroni di casa, fa un’uscita bassa disperata anticipando l’attaccante sulla palla ma subendo un duro colpo nel contrasto. Rimane a terra, ma l’azione continua. Così Sinclair dalla fascia destra crossa verso il centro per la testa di Paolo Di Canio che, a porta sguarnita, deve solo insaccare. Il centravanti romano però, invece di segnare, controlla la palla con le mani. Chiede a tutti di fermarsi per soccorrere il portiere infortunato. I compagni sono increduli, non per la bontà espressa da Di Canio, ma per la rarità di un vedere un gesto così su un campo di calcio.
Un gesto che andò a cancellare completamente quella macchia di cui si era sporcato anni prima, quando con la maglia dello Sheffield Wednesday aveva rimediato 11 giornate di squalifica per aver spinto a terra l’arbitro Paul Allcock. Un comportamento che gli valsero poi il premio Fair Play dell’anno, con tanto di encomio da parte dell’allora presidente FIFA, Joseph Blatter, e gli applausi di tutto per un atto banale sì, ma per nulla scontato.
Fonte: Sky