Corbo: “De Laurentiis, Sarri e il primato: niente più alibi per lo Scudetto”
Napoli, buona domenica. La squadra si sveglia al primo posto senza il timore di un sorpasso, Hamsik accanto a Maradona con 115 gol nella storia del club, De Laurentiis e Sarri con il dovere di un piano condiviso sugli acquisti di gennaio. Con primato, forma e gioco ritrovati nessuno dei due può insistere negli equivoci. «Io non li compro perché lui non li fa giocare». E l’altro: «Se non sono migliori, mando in campo quelli che ho».
Si rincorrono sul filo di frasi criptiche, ambiguità, goffi silenzi. Non ci sono più alibi, sono presidente e allenatore di un Napoli di nuovo in corsa. Si dividono alla pari la responsabilità di uno scudetto che da oggi sembra più vicino. Il crollo non esclude l’Inter ma ne scopre la fragilità di struttura, Juve e Roma sono in quota, ma la sfida del 23 dicembre può frenare una delle due, o entrambe.
Comincia l’Inter e perde, tocca al Napoli subito dopo, e si capisce subito che è superata la sua sindrome d’autunno, quella che anche lo scorso anno ne appannò idee e scatti, tra la sconfitta interna con la Roma e la vittoria sull’Inter, 15 ottobre- 20 novembre. Un calo di forma che affligge qualsiasi squadra, niente paura, rallentano anche i Frecciarossa, figurarsi un gruppo di atleti. Dal tunnel il Napoli esce con il ritrovato Mertens, ancora senza gol ma spietato nel dribbling e delizioso negli assist, come dimostra il sospirato gol di Hamsik, un elegante stop che il malinconico capitano gira al volo di destro per portare il Napoli sul 3-0, alla mezz’ora. È la grande serata del Napoli. Il Torino si era preparato con Baselli su Jorginho fonte di gioco, Iago Falque debole velo su uno straripante Koulibaly, con Rincon sulle piste di Hamsik ma troppo concentrato ed euforico per limitarsi. Il Torino ha i centrali Burdisso e N’Koulu che si aprono come tende di un sipario, De Silvestre perde Zielinski, ragazzo freddo e di talento anche ora che va alto a destra, in attesa di Insigne. Il Napoli attacca a destra, perché da sinistra Mario Rui esita con quel baffino timido da nipotino di Charlot. Ma proprio su quel versante destro reagisce il Torino con un focoso Molinaro che travolge Callejon ancora lontano da se stesso, e con Rincon che riemerge al centro e Ljajic che dà la corda ad un ossidato Belotti. Sarri non sbianca nel vedere il suo gol. Reina lo accompagna in rete con una carezza, quasi a consolare il Torino che perde anche Ljajic e rimane in dieci. Per smorzare le fiammate del Toro, fa bene Sarri ad infilare Insigne: la sua intraprendenza crea una pausa. Può spostare al centro Hamsik dove si sta spegnendo Jorginho e lasciare Zielinski in campo da mediano sinistro. Ma lui preferisce i soliti cambi. La rituale saggezza dell’artigiano vale comunque il primato.
Antonio Corbo per Repubblica Napoli