United-City: com’è andato il derby di Manchester
Quest’anno nel derby di Manchester c’erano ragioni che andavano molto al di là della semplice rivalità, e persino delle questioni di classifica, nonostante sia il City che lo United, rispettivamente prima e seconda in classifica in Premier, avessero ovviamente entrambe la necessità di togliersi punti. Con Guardiola e Mourinho, quello tra Manchester City e Manchester United non è più solo un semplice derby ma quasi una guerra di religione tra chi pensa che si possa mettere il risultato davanti al gioco e chi invece considera il gioco necessario al raggiungimento del risultato.
Per Guardiola questa partita era fondamentale non solo per mettere 11 punti tra la propria squadra e la seconda in classifica, ma anche e soprattutto per certificare definitivamente che il suo stile di gioco non è solo bello da vedere, ma può essere vincente più di qualsiasi alternativa. Anche all’Old Trafford contro José Mourinho.
Il City ha vinto con merito una partita dove però si è scoperta forse meno precisa e meno brava nel definire di quanto la preparazione alla partita poteva far pensare. Contro uno United con le spalle al muro, la squadra di Guardiola ha dominato il gioco ma ha finito per vincere con due gol su due errori degli avversari su calcio d’angolo, finendo per mostrare una versione pragmatica di Guardiola che sembrava inesistente solo fino a pochi mesi fa.
Pep cambia subito
La partita è sembrata iniziare con il canovaccio che ci si aspettava, con lo United a uomo sui giocatori del City, che chiaramente controllava il possesso. La partita, però, è cambiata subito, dopo appena due minuti e mezzo. La squadra di Guardiola ha fatto uscire un pallone dalla difesa con un’azione fluida: De Bruyne riceve nel mezzo spazio di destra e prova a servire l’altra mezzala, David Silva, liberatosi al centro dell’area; il blocco basso dello United, però, regge l’urto e intercetta il filtrante del belga, partendo con il primo contropiede veloce della gara, sventato da Fernandinho in copertura su Martial. Alla ripresa del gioco Guardiola chiede alle due mezzali De Bruyne e Silva di invertirsi, e a Sterling di posizionarsi in maniera stabile al centro del tridente, spostando Sané sulla destra e Gabriel Jesus sulla sinistra.
Un cambiamento che ha avuto ripercussioni immediate, non tutte positive. Lo scambio di posizioni tra Silva e De Bruyne, con lo United a uomo a tutto campo, è servito a togliere sicurezze a Herrera e Matic, che si erano preparati per marcare il giocatore opposto, ma è la presenza di Sterling come falso 9 ad aver avuto l’impatto maggiore. Abbassando la propria posizione fino a posizionarsi alle spalle dei due centrocampisti dello United, Sterling ha costretto uno dei due a mantenere la posizione invece di salire e seguire la mezzala di riferimento mentre il City costruiva l’azione. Con i due esterni dello United fissi a uomo sui due terzini avversari, che rimanevano sempre larghi, si è creato quindi un 4 contro 3 nella fascia centrale quando la palla era gestita da uno dei due centrali difensivi dei “Citizens”.
La presenza di Sterling al centro, cioè, permetteva a turno a uno tra Silva e De Bruyne di scendere ad aiutare l’uscita e sfruttare a proprio vantaggio la marcatura a uomo di Lingard su Fernandinho, che Mourinho aveva isolato dal gioco in questo modo. Il City, inoltre, aveva sempre un centrale libero di condurre palla al piede in fase di prima costruzione, cosa che costringeva lo United a muovere le marcature. Dopo due minuti di gioco non solo la squadra di Guardiola ha trovato il modo per far uscire la palla dalla difesa in maniera pulita, sabotando le marcature di quella di Mourinho, ma si era anche tutelata da possibili perdite del pallone in zone avanzate, con Fernandinho più una delle due mezzali non molto lontana.
Fonte: Sky