Carlo Tavecchio si è dimesso; in questi giorni è stato un uomo solo, molto più di quanto non lo fosse il russo Yuri Gagarin, nel 1961, nella sua orbita intorno alla Terra. Gagarin, distintosi per le sue doti fisiologiche e non solo, che poi ne avevano fatto un astronauta, portò la Russia nello Spazio, Tavecchio, personaggio dall’aspetto torvo ed insignificante, non è riuscito a portare l’Italia in Russia.
Con la mancata partecipazione ai Mondiali ecco puntuale lo scaricabarile; il dimissionato Ventura ha detto che le sconfitte hanno “più verità”, Tavecchio ha ribattuto che la colpa è tutta dell’allenatore. Non ci interessa stabilire di chi è la colpa, lasciamo perdere gli schemi tattici o l’ingresso di questo giocatore al posto di quest’altro. Non è colpa di alcuno se non ci sono più Pirlo, Cannavaro, Nesta, Maldini, Totti, Del Piero, se le squadre dei principali club italiani hanno lo zoccolo duro composto da giocatori stranieri o se i vivai si contano sulle dita di una sola mano. La Nazionale, per le società e per non pochi tifosi, è solo un fastidio che logora i calciatori e che interrompe il campionato rendendo noiosa la domenica.
Dopo sessant’anni assisteremo forse ad un Mondiale diverso senza la classica “partita dell’Italia”, ha detto bene Giorgio Chiellini in un’intervista “di quanto sia brutto ce ne renderemo conto solo a giugno”. Il mondo appare incredulo, ma c’è chi ha fatto meglio di noi; la Francia calcistica ha vissuto una crisi lunghissima che l’ha portata a mancare in due edizioni consecutive, 1990 e 1994, prima di vincere quelli casalinghi del 1998. L’Inghilterra, fuori nel 1974 e nel ’78, non staccò il biglietto per USA‘94 dopo essersi classificata al quarto posto in Italia’90. Pur se divisa, la Germania vinse il titolo nel 1954 dopo esser stata esclusa (per squalifica) nei precedenti Mondiali del 1950 mentre gli spagnoli sono una costante presenza dal 1978 dopo aver saltato Mexico’70 e Germania’74. Trasferendoci in Sudamerica, Argentina assente in quattro edizioni, l’ultima il 1970, mentre la Seleção pur con alterne fortune, è stata sempre presente.
Prima di scoprire chi siederà sulla panchina della Nazionale azzurra, Ancelotti già si è chiamato fuori, bisognerà vedere cosa succederà adesso nei vertici della Federazione; nel punto in cui siamo, più di un rinnovamento occorre vera e propria ripartenza da zero.
Antonio Gagliardi