Le 48 ore di riflessione sono scadute. Oggi si conosceranno i destini del calcio italiano. Carlo Tavecchio, presidente della Figc, non vacilla nonostante gli attacchi che arrivano da ogni parte. Il silenzio assordate dopo la mancata qualificazione al Mondiale, rotto solo ieri mattina per una comunicazione di servizio. «Un insuccesso sportivo che necessita di una soluzione condivisa e per questo ho convocato una riunione con le componenti federali per fare un’analisi approfondita e decidere le scelte future», suona come il tentativo disperato di un uomo solo di salvare il fortino ormai deserto. Da una parte gli ex amici sono fuggiti, dall’altra i nemici hanno preso forza. La politica con il ministro Luca Lotti e il numero uno dello sport italiano Giovanni Malagò a parole hanno già licenziato tutti. La realtà racconta però uno scenario differente e ben più articolato.
Tavecchio non emulerà l’esempio del suo predecessore Giancarlo Abete: niente dimissioni. È stato appena confermato sulla poltrona più importante del calcio di casa nostra e ha molti progetti da portare avanti. La prima mossa è quella di dare all’opinione pubblica un ct di grande spessore. Un nome altisonante: Carlo Ancelotti. Non sarà facile.
Il progetto iniziale di Re Carlo da Ponte Lambro prevedeva Marcello Lippi direttore tecnico e Giampiero Ventura ct (con limitata autonomia). Il progetto è naufragato ancor prima di iniziare visto che a via Allegri era sfuggita qualche norma, tipo quella sul conflitto d’interessi (Davide Lippi, figlio del ct che vinse i Mondiali del 2006, è procuratore). Difendere Ventura, rinnovandogli di altri due anni il contratto prima della sfida con la Spagna, è stato il passo falso ma obbligato.
E adesso cosa succede? Sono le tre opzioni per le quali potrebbe cambiare il vertice della Federcalcio. Scartata quella delle dimissioni spontanee. Impossibile il commissariamento visto che mancano presupposti per l’ingovernabilità: «Mancato funzionamento della giustizia sportiva, dei campionati o per gravi irregolarità amministrative». Ad oggi questi tre fatti non ci sono.