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Italia, occhio a Forsberg: l’assist-man

Nel contesto di una partita giocata più con i muscoli che con i piedi, con la palla che è stata più in aria che per terra, un solo giocatore è riuscito a spiccare, distinguendosi dalle masse informi tipiche delle brutte partite. Come quei grandi chef che cucinano piatti sofisticati nel caos delle grandi cucine, Emil Forsberg ha cucito, rammendato e aggiustato fin dove possibile il gioco della Svezia. Ha offerto alla squadra le sue corse quando c’era da risalire il campo, i suoi appoggi quando c’era da palleggiare, i suoi primi controlli orientati quando c’era da uscire da situazioni congestionate. Come un animale notturno, Forsberg ha sviluppato il suo talento per farlo resistere all’interno del caos delle partite violente.

Forsberg ha dribblato otto volte, in una partita in cui nessun altro ha fatto più di un dribbling. Ma ha anche completato il 91% dei passaggi (una percentuale che dice della pulizia del suo gioco) e ha offerto 2 passaggi chiave ai suoi compagni. Prima della partita era l’uomo più atteso, e il fatto che abbia confermato le aspettative non ha niente di scontato. Sono partite come quelle di venerdì, dove i più forti hanno la responsabilità di fare la differenza, che definiscono il livello di un giocatore.

Qui sotto un esempio della completezza di Forsberg dalla partita contro l’Italia: prima protegge palla, poi la conduce in campo aperto e dribbla De Rossi, infine si inserisce alle spalle della difesa italiana (in fuorigioco):

Fonte: SkySport

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