Gli amici di Ventura: “Ma perchè non ha fatto giocare Insigne…”
GENOVA – Nato nella proletaria Cornigliano, da quarant’anni la Genova di Ventura è diventata quella borghese di Nervi, costantemente in prima fila nelle sfide a calcetto del Dream Team. Alla cena di Natale, il futuro ct della Nazionale, posizionato a capotavola, si alzava in piedi e declamava con enfasi le pagelle: “Enrico sei un prezioso cristallo di Boemia, così delicato che ti rompi sempre… Pino, anche se non hai i capelli sei il mio Puyol…”.
Ieri sera il Dream Team si è radunato per fare il tifo per l’amico dal quale dipendevano le sorti della patria calcistica. C’erano praticamente tutti: Enrico Vinelli, detto Swarovski, Giuseppe Cicchetti, alias Beppe Ronaldo, Francesco Mortola, “il bomber”, Giuseppe Romeo, ovvero Pino, Paolo Paganini, Marco Iecle, Daniele Zazzeri, Dany Mariotti, Giuseppe Saba, soprannominato Speedy perché una volta era davvero veloce, Maurizio Nevone, Ciancio Pronzato, Peppino Della Gaggia, Roberto De Martino e Fabio Montanaro.
Se la Nazionale non va al Mondiale è una sconfitta anche per il Dream Team. “Era chiaro sin da quando il sorteggio ci ha fatto finire nel girone con la Spagna che saremmo andati allo spareggio. E in Svezia abbiamo perso per un autorete e perché Darmian ha colpito un palo clamoroso”, sottolinea Pino Romeo, maestro di saggezza ed anche di ovvietà. Nessuno mette in dubbio che quella scelta sia la formazione migliore, anche se Insigne ed El Shaarawy, che in campionato sono i giocatori più in forma, se ne stanno in panchina. “Il fatto è che il mister insegna calcio e avrebbe bisogno di lavorare tutti i giorni con la squadra. Ma comandano i club e i calciatori glieli fanno vedere solo due giorni prima delle partite”, incalza Beppe.
“Bonucci, non fare l’eroe… Se non ce la fai esci”, sibila Fabio. La palla picchia su un braccio di Barzagli: “Belin, questo era rigore…”, ammette Roberto. Il tiro di Immobile supera il portiere Olsen. Tutto il Dream Team scatta in piedi, ma Granqvist salva sulla linea: “E dire che quando era nel Genoa non la prendeva mai”, dicono contemporaneamente almeno in quattro. Dentro Belotti ed El Shaarawy e poi anche Bernardeschi. “Ma perché non è entrato Insigne?”, sibila Peppino, genovese di Fuorigrotta. Passano i minuti e il catenaccio della Svezia regge: “Sembrano il Padova di Nereo Rocco”, ringhia Enrico. Vano anche l’assalto di Buffon sul calcio d’angolo al quinto minuto di recupero: “E ora povero Giampiero, lo metteranno in croce. Ma che colpa ne ha lui se il calcio italiano è questo…”. fonte: Repubblica.it