La scintilla s’è accesa ad ora di pranzo, sgretolando la tradizione pur d’accontentare moderne esigenze. Il Napoli e Sarri si sono sfiorati per la prima volta alle 12.30, fissandosi negli occhi e guardandosi dentro, avvertendo empatia: il principio d’un sogno. Era il 7 dicembre 2014, ultimo lunch match al San Paolo (ritornerà domani contro il Cagliari) e una città che s’accorse, magari distrattamente, dell’allenatore dal quale oggi si lascia sapientemente guidare.
SPETTACOLO. Il paradosso di quel Napoli-Empoli è un istante previsto dal destino, il momento in cui De Laurentiis scopre Sarri e ne ammira la storia, il gioco, le idee trasmesse ad una squadra che correva a memoria, geometricamente. Entrambi scelsero d’appartenersi senza accorgersene e il 2-2 finale fu una beffa: per Benitez, che inseguiva la vetta, e per Sarri, che al 7′ della ripresa vinceva 2-0 godendosi la spensieratezza dei vari Sepe, Hysaj, Tonelli, Mario Rui, Zielinski, interpreti che a Fuorigrotta tornano spesso, per ovvi motivi. De Laurentiis s’informò su quell’allenatore in tuta che incrociava le braccia ad un ogni azione: scoprì che dalla gavetta era riuscito ad emergere e inserì il suo nome nell’elenco (virtuale) delle ipotesi legate al futuro. Dopo la gara di ritorno (4-2 per l’Empoli) quella semplice ipotesi scavalcò le altre.
PRECEDENTI. Tre anni dopo il lunch match tornerà al San Paolo e ci sarà ancora L’allenatore non ha mai nascosto la sua insofferenza verso le gare fissate alle 12.30 Ma una di queste, quando con l’Empoli pareggiò al San Paolo, gli ha regalato il Napoli Sarri, ma stavolta d’habitué e non più da ospite, idolo dei tifosi coi quali condivide l’idea che giocare ad ora di pranzo sia particolarmente fastidioso. Ma i precedenti sorridono ad entrambi: al Napoli, che alle 12.30 ha trionfato quattro volte su cinque, e allo stesso Sarri, che un anno fa ne vinse due (a Cagliari e ad Empoli) pareggiando solo in casa del Sassuolo.
ENTUSIASMO. I tifosi s’adegueranno e torneranno a riempire il San Paolo dopo i 22mila col Feyenoord. Hanno scelto, consapevolmente, d’esserci contro il Cagliari, accettando – ma a fatica – le leggi (non scritte) del calcio moderno. Tre anni fa, con l’Empoli, non s’andò oltre i 30mila spettatori. Ce ne saranno molti di più, domani, ma anche meno dei 57mila che nel 2011, alla stessa ora, furono testimoni di un clamoroso 4-3 contro la Lazio: il giovane Cavani segnò una tripletta, Sarri allenava l’Alessandria (in Lega Pro) e il destino gli stava apparecchiando il futuro. Erano pur sempre le 12.30.
Corriere dello Sport