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Kalinic, buona anche la “seconda” prima a San Siro

Non c’è nulla da dire: San Siro gli porta bene. E’ appurato. Perché dopo la tripletta all’esordio da avversario, con la maglia della Fiorentina, Nikola ne fa 2 all’Udinese… col suo Milan. Decisivo. Prima partita da titolare, primi due gol sotto la Curva Sud, come contro l’Inter due anni fa. E se non fosse stato per il Var potevano anche essere tre, ma la tripletta è stata annullata. Rimandata, forse. Di occasioni ce ne saranno varie. Quinta doppietta in Serie A, undicesima in carriera e cinque squilli al “Meazza”. Chiamatelo feeling, chiamatela “dea bendata” che sa dove colpire. Va così. Kalinic “on fire” coi rossoneri ormai suoi, forse ripensando all’idolo di sempre, “incontrato” a casa Milan nel giorno della presentazione. Foto sul muro, sguardo dritto. Nome? Shevchenko. E infatti – probabilmente – indossa la sua numero 7 proprio per lui. Anche se non lo dice: “Il 9 è di André Silva, ho preso questo perché era libero”. Sognando Sheva.

Kalinic e il Milan, la trattativa dell’estate? Forse, forse no. Una delle più lunghe però, quello sì. E alla fine ha prevalso la volontà del calciatore: “Voglio solo rossonero”. Nonostante Corvino, la Fiorentina e quel viola che l’ha lanciato nel grande calcio. Paulo Sousa lo convinse ad accettare con una semplice telefonata: “Con me diventerà grande – disse – fatelo venire alla Fiorentina”. Addio Dnipro, benvenuta Italia. Ma non tutti son convinti, tant’è che viene accolto con grande scetticismo: “Kalinic? Chi?”. Col Blackburn, in effetti, non aveva fatto benissimo. Ma tant’è: “Fidatevi, con me fa 20 gol”. Sousa profetizza, perché qualche settimana dopo ne fa 3 a San Siro contro l’Inter, lanciando la viola verso l’Europa. Decisivo come pochi, un regista offensivo. Paragoni? Pochi, forse uno: quello con Miro Klose. D’accordo, altro peso e altra caratura. Ma i movimenti del croato sono gli stessi, il gioco è simile. Svariare sul fronte d’attacco fungendo pure da regista, senza contare il (tanto) movimento. I risultati, poi, quasi alla Miro: gol, gol, gol. Ben 33 in due anni alla Fiorentina, fino alla nuova sfida chiamata Milan: “Io sono sempre pronto – dice lui – voglio giocare sempre ma è difficile. L’importante è vincere”. E segnare.

Fonte: SkySport

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