ROMA – Non è ancora chiaro, ed è seriamente allo studio degli esperti, il motivo per cui per essere in testa alla classifica del campionato ci voglia un allenatore toscano. Livorno (Allegri), Faella (Sarri) in provincia di Arezzo, e Certaldo (Spalletti) in provincia di Firenze non formano nemmeno un triangolo geografico: in poco più di cento chilometri si va dalle colline al Tirreno, passando dalla ribollita e la chianina alla triglia e al cacciucco, e dal calcio all’olandese di Maurizio Sarri a quello duttile e vincente di Max Allegri, passando per l’arte del campo e della parola di Luciano Spalletti. Che a Firenze ha anche aperto un ristorante toscano a km 0, ma dal nome improbabile (“Fashion Foodballer”). Non c’entra molto ma fa toscanità.
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Sarà forse anche per questo che il calcio di Sarri è scientifico e vinciano, quello di Spalletti enciclopedico, e quello di Allegri duttile e feroce. (Tranne che in Champions…) E del resto l’Università del calcio italiano – il Centro Tecnico Federale di Coverciano – si trova a Firenze. E per rappresentare tutti gli allenatori italiani si è scelto il toscano Ulivieri. Tuscan Power insomma. Tre tecnici toscani alla guida delle tre squadre al comando a punteggio pieno dopo 4 giornate. Se arrivassimo anche alla quinta con questo trio si batterebbe un record assoluto, mai tre squadre a punteggio pieno dopo 5 giornate. Bisognerebbe risalire al campionato 50-51 con Milan e Bologna che avevano dieci punti.
Potere ai toscani, allora. Tecnicamente parlando Sarri è napoletano – nulla è per caso – ma solo perché il padre lavorava all’Italsider di Bagnoli, tutta la sua vita si è svolta in Toscana. E comunque sentendolo parlare nessuno potrebbe avere dei dubbi. La toscanità dell’arte dell’allenare – uno strano mix di teoria, capacità d’adattamento (quella che Eusebio Di Francesco, che però è abruzzese di Pescara ha definito coltamente “resilienza”), cocciutaggine e fumantinità – è confermata dall’origine di Lippi in quel di Viareggio e di Mazzarri a San Vincenzo, poco sotto Livorno. Tutti caratteri estremi, poco inclini alla simpatia, con un’altissima dose di presunzione. Ma non fai l’allenatore di una grande squadra di serie A se non sei più che sicuro di te stesso. Le asperità del carattere, diciamo pure l’insopportabilità, sono un punto di forza.
Maurizio Sarri
Ma è anche vero che manda in crisi gli studiosi il fatto che Marco Baroni, fiorentino puro, sia ultimo in classifica col Benevento e sia stato sommerso di gol proprio da Sarri. Ad ogni modo la teoria della “superiorità razziale” dell’allenatore toscano, oltre che ad essere abbastanza imbarazzante nonché odiosa, non ha basi scientifiche assolute, e per ora è solo una statistica o una singolare coincidenza. Un po’ si fa sul serio, un po’ si scherza.
Probabilmente Massimiliano Allegri – classe 1967 – il più vincente di tutti, l’uomo dei 4 scudetti (c’è anche quello al primo anno col Milan) è solo l’espressione un po’ più giovanile dello stesso tipo di calcio. Un calcio all’italiana molto moderno, che non disdegna una ferrea difesa (ex catenaccio) e una veloce ripartenza (ex contropiede). Un calcio spesso temperato alle asprezze della provincia. Allegri ha un passato da giocatore importante, sia pure non da campione, per Sarri e Spalletti (classe 1959 per entrambi) il calcio da giocatori è stato solo una maniera di sopravvivere o addirittura un di più, mentre quello da allenatori è diventato una professione assoluta, totalizzante, addirittura maniacale. E forse addirittura oltre la professionalità dell’allenatore della Juventus, livornese e dunque un pochettino più smagato e fatalista.
Il riferimento di Allegri è Galeone, il suo allenatore ai tempi del Pescara nonché il suo amico e confidente nei primi anni di professione esasperata. Il riferimento di Sarri è Sacchi, tanto è vero che si parla di Sarrismo come negli anni 80/90 si parlava di Sacchismo. A ogni collegamento tv è tutto un “Caro Maurizio”, “Caro Arrigo”, “Caro Arrigo”, “Caro Maurizio”. Il riferimento di Spalletti è invece Lippi, aspro come lui, e che è la perfetta sintesi tra il vecchio calcio all’italiana e il calcio più moderno e totale. Non è escluso poi che diventino loro stessi, a questo punto, il riferimento per altri allenatori in futuro. Magari toscani a loro volta.
serie A
- Protagonisti:
- luciano spalletti
- Maurizio Sarri
- massimiliano allegri
Fonte: Repubblica