Giornalisti ‘ostaggio’ delle società: chi li tutela?
Il diritto all’informazione, alla libera espressione delle opinioni e alla critica, è un dato di fatto insindacabile. Premesso questo: per assolvere a tutto ciò, il giornalista dovrebbe essere messo nella giusta condizioni di poter esercitare la propria attività professionale nel modo più corretto possibile. Con il diffondersi di internet e di tante testate on line (parliamo di quelle registrate e che hanno gli stessi diritti e doveri di un giornale cartaceo) la concorrenza è diventata altissima. Comunque, non ci soffermeremo su questo argomento, visto che il problema è un altro.
Da anni c’è una dura disputa tra il giornalista professionista e quello pubblicista, il quale, piaccia o meno, ha gli stessi diritti (giornalisticamente parlando) di un collega ‘professionista’. Ma anche in questo caso ci sarebbe da aprire un lungo discorso sul sostantivo che definisce tale professione. Che entrambi abbiano gli stessi diritti non lo abbiamo sancito noi, ma gli organi preposti.
Detto questo, in maniera più generale, c’è da dire che da diversi anni si registrano veri e propri abusi di potere nei confronti di alcuni organi d’informazione. Purtroppo ci sono società calcistiche che, dietro il lavoro, spesso discutibile, di sedicenti professionisti (i quali avrebbero l’obbligo di mettere tutti gli organi informativi nelle stesse condizioni di uguaglianza), creano episodi spiacevoli, confusione e, spesso, in barba alla deontologia professionale, un atto discriminatorio nei confronti degli operatori del settore. Di accrediti negati e denunce fatte da varie testate, il web è pieno. Basta fare delle semplici ricerche.
A subire il danno maggiore sono i piccoli editori, che tra grossi sacrifici cercano di portare avanti dei discorsi lavorativi per diversi giovani che affrontano e fanno di questa professione un vero e proprio lavoro. L’atteggiamento ostile di certi personaggi non fa altro che inasprire i rapporti di collaborazione tra società e addetti ai lavori. Nonostante i già diversi interventi dei vari ordini di competenza e dell’Ussi, i quali hanno invitato le società a tenere comportamenti più collaborativi e corretti nei confronti dei giornalisti, ci poniamo una domanda: ma chi tutela questo tanto decantato diritto di cronaca? Per far sì che questo diritto resti tale, e non rimanga solo sulla carta, chiediamo una presenza più costante e decisa da parte dei vari organi di tutela – affinchè – facciano sentire con decisione e forza la loro voce – in modo tale che l’operatore all’informazione non resti solo e abbandonato ma – cosa ancora più grave – ostaggio di società e schemi precostituiti.