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Non solo Icardi. Così l’Inter rinasce dalla difesa

Icardi e Perisic, certo: in due 7 degli 8 gol dell’Inter in questo inizio di stagione. Ma per costruire una casa solida si parte sempre dalle fondamenta, e non è un proverbio cinese: è pura saggezza calcistica italiana. Chiunque sia passato dai banchi di Coverciano lo sa bene: che si debba costruire o restaurare, è sempre bene iniziare sistemando la difesa.

Un gol lungo 13 partite

Tre partite, un solo gol subito, peraltro dal capocannoniere uscente Dzeko, cosa che ci può anche stare. La nuova Inter di Spalletti è ripartita dalle certezze Icardi&Perisic, ma la mano dell’allenatore sul reparto arretrato si vede già. Il primo segnale è stato quell’Handanovic imbattuto all’esordio contro la Fiorentina, gara con cui i nerazzurri hanno interrotto una striscia di 13 partite di fila con sempre almeno un gol subìto: 25 in tutto, per la precisione (praticamente 2 a partita in media), che fruttarono ben 7 sconfitte. Persino il “settebello” inflitto all’Atalanta fu sporcato dal gol di Freuler. Storia vecchia ormai, di un campionato già alle spalle in cui la “cura Pioli” aveva inizialmente dato i suoi frutti (e da dove aveva iniziato, infatti, il sostituto di de Boer? Dalla difesa), finché non erano riemersi i soliti problemi impossibili da mascherare anche con i gol di Icardi&Perisic.

Adesso, superato l’ostacolo Roma alla quale un gol lo si può anche concedere (non dimentichiamo che la allena un allievo di Zeman, oltre che di Coverciano), Spalletti ci è riuscito di nuovo: porta inviolata anche contro la Spal, che era una neopromossa invitata a San Siro, d’accordo, ma che può comunque contare su un centravanti di esperienza come Borriello e che a tratti ha messo in difficoltà i nerazzurri con il suo entusiasmo. Un anno fa furono 9, in tutto il campionato, i clean-sheet. A metà settembre siamo già a due, come era sempre stato, in casa Inter, da Gasperini (2011-2012) a de Boer esclusi.

Nella scorsa stagione non bastò neanche avere Superman in porta…

Stesse facce, teste diverse

Che ci sia lo zampino di Spalletti è evidente soprattutto se si considera che gli uomini della difesa sono rimasti praticamente gli stessi: quelli delle 13 partite subendo gol, della pazza manita in faccia dalla Fiorentina (finì 5-4, il Vecino viola ne fece 2), delle doppiette concesse a Falcinelli (Crotone, oggi Sassuolo) e Iemmello (Sassuolo, oggi Benevento). Davanti ad Handanovic è stato sostituito solo Murillo, che nell’ultimo periodo aveva le sue belle amnesie ma che non può certo essere considerato la causa di tutti i mali nerazzurri. Al suo posto Skriniar, per il resto Miranda (tornato a fare il professore) e sulle fasce Nagatomo-D’Ambrosio titolari nelle prime due uscite.

Contro la Spal l’inserimento di Dalbert, destinato a sostituire il giapponese, mentre a destra D’Ambrosio non ha concorrenti finché Cancelo non rientra, e nell’anno del Mondiale può solo sorridere pensando a come Spalletti alla Roma ha rimodellato Emerson Palmieri, portandolo a vestire l’azzurro. Quattro quinti identici, nella forma ma non nella testa, evidentemente. Poi, certo, non va sottovalutata l’importanza di quello che finora è stato un difensore aggiunto, per Spalletti. Si chiama “Palo” (siamo gente fine) e ha già salvato 4 volte l’Inter in questo avvio di stagione, 3 contro la Roma. Inutile nascondersi: in molti casi fa comodo anche lui. Lo insegnano anche a Coverciano.

Fonte: SkySport

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