Entella al lavoro in vista della prossima stagione, con Gianpaolo Castorina alla guida e voglioso di ben figurare in questa stagione. E proprio l’allenatore ha parlato della prossima stagione, partendo dagli obiettivi: “Fino a quando la guardavo da fuori, dicevo sì, l’Entella ci può stare e può riuscire a salvarsi – ha dichiarato Castorina al Secolo XIX – Vista da dentro hai la sensazione di confrontarti con realtà e società che hanno delle potenzialità molto diverse dalle nostre. Quando il presidente Gozzi dice che per noi riconfermarci per il quarto anno consecutivo in serie B è come vincere la Champions, ha ragione. Quando sei dentro al meccanismo, ti rendi conto che ci sono società che hanno un peso economico e un fascino che noi non possiamo esercitare. Garantirsi il quinto anno è il vero grande obiettivo. Vorrei una squadra umile, non sofisticata. Il calcio, in fondo, è fatto per uomini che si vogliono sporcare. La B è una categoria nella quale ti puoi permettere uno o due uomini con il pennello, poi si deve pedalare tutti, dall’allenatore al magazziniere. Io la vedo così. I tifosi? Chiavari ama la sua squadra. Lo si percepisce, basta fare un giro in città, ma poi lo stadio dice qualcosa di diverso. È una città che non è tanto legata al risultato, ma se prende coscienza che la squadra ha amore per la maglia, risponde. Dobbiamo farli innamorare, credo che Chiavari sia una città calcisticamente sofisticata”. Sul campionato: “Credo che il Frosinone si stia organizzando in maniera clamorosa: è quella che ha fatto meglio, fino ad oggi. Palermo e Parma sono piazze che portano 20-30-40 mila persone allo stadio e inevitabilmente devono fare squadre importanti. L’Empoli farà bene, il Foggia, il Pescara, il Bari hanno le possibilità per fare un campionato importante”.
Per Castorina una prima chance dall’inizio, dopo le ultime tre partite vissute nel finale della scorsa stagione. Un traguardo inaspettato e raggiunto dopo la lunga trafila nelle giovanili. “Avrei scommesso sulla crescita, ma fino a questo punto era davvero difficile pensarlo – racconta – Ricordo ancora il primo viaggio in biancoceleste: giocavamo in Eccellenza, ci siamo incastrati con il pullman in un campo di Genova in mezzo alle case. L’Entella in serie B mi fa venire la pelle d’oca, vedere queste maglie in televisione su Sky è una sensazione che deve inorgoglire tutti quelli che hanno a cuore questi colori. In sette anni pochi in Italia hanno fatto quello che è riuscito all’Entella, che è andata davvero di corsa. A volte si dimentica, bisognerebbe ricordare sempre da dove siamo partiti. Essere uomo di società a volte è un discorso di convenienza, però quando capiti in un club davvero diverso com’è, senza retorica, l’Entella, allora diventa una questione di orgoglio. Quando hai la fortuna di fare parte di una società che è una famiglia molto ristretta, nella quale vieni valutato per quello che sei, è un grandissimo orgoglio. Mi sento dentro questo progetto, sia che si tratti di un punto d’arrivo del percorso o l’inizio di qualcosa di eclatante”. Sugli allenatori: “Qualcosa sta cambiando, forse non stiamo portando idee nuove, non c’è nessuno che sta inventando niente, non c’è l’Arrigo Sacchi della situazione. Forse stiamo portando una ventata di freschezza e una tendenza all’allenatore che lavora, che fa molto sul campo, che parla, che spiega. Un tecnico che si sporca e che non delega. Si può fare l’allenatore in molti modi, io e altri abbiamo la pancia vuota, ma grande rispetto per gente che ha fatto questo mestiere per una vita a ottimi livelli”.
Fonte: SkySport