MOTOGP: Valentino Rossi, tra passato, presente e futuro (in Suzuki?)
Quasi 21 anni fa, un pilota di nome Valentino Rossi, in sella ad un’Aprilia, dopo aver ottenuto la prima pole position della sua carriera, vinse la gara sul circuito di Brno (Repubblica Ceca), dando inizio ad una carriera mostruosa, che ancora oggi scrive pagine autentiche di storia del motociclismo. Infatti, con la vittoria ottenuta sul circuito di Assen ( Paesi Bassi) lo scorso weekend, “ The Doctor” è entrato ufficialmente nella storia come il “pilota vincente nell’arco temporale più lungo”, infatti tra la prima e l’ultima gara vinta dal pilota di Tavullia, sono passati 20 anni e 311 giorni. Ha 38 anni Valentino, ma a vederlo correre sembra abbia ancora la verve di un ragazzino, cosa che lo porta spesso a gettare il cuore oltre l’ostacolo. Emblematica l’ultima gara di Assen, dove Rossi vedeva insidiata la prima posizione in pista, complice qualche goccia di pioggia che iniziava cadere sul tracciato, dal ritorno prepotente Danilo Petrucci, , un maestro in queste condizioni d’asfalto, e dall’attuale leader del mondiale Andrea Dovizioso. Sembrava che ne avessero di più del “Dottore”, soprattutto il pilota della Ducati Pramac (ed amico di Valentino) Petrucci, ma Rossi, da autentico campione, è riuscito a resistere agli attacchi del ducatista portando a casa l’ennesimo successo della sua carriera, dichiarando poi a fine gara che, per evitare di essere sorpassato da Danilo, “ha fatto finta che negli ultimi giri non piovesse più, staccando come se fosse sull’asciutto”. E’ questo che fa pensare che Rossi ragiona ancora come un ragazzino, perché in moto si diverte, perché lui “ lavora sodo solo per provare le sensazioni che si provano nelle due-tre ore dopo la vittoria in gara”, perché è da sempre un pilota che cerca il proprio limite in pista (ma difficile pensare che ne abbia uno), che è pronto sempre a nuove sfide. Ne sa qualcosa Davide Brivio, attuale team manager della “Suzuki Racing MotoGP” che, quando ricopriva lo stesso ruolo nella Yamaha Racing Team, convinse Valentino ad affrontare la sfida in sella alla moto prodotta dalla casa di Iwata, sfruttando la voglia del “Dottore” di dimostrare alla Honda, la casa per cui correva all’epoca, che era il pilota a fare la differenza e non la moto, cosa che gli riuscì perfettamente già al primo anno in Yamaha, quando si laureò campione del mondo proprio ai danni della Honda, sua ex squadra. Indubbiamente le sfide sono il vero carburante per il pilota di Tavullia, e sebbene il suo futuro motociclistico è ancora incerto, in quanto ha il contratto in scadenza con la Yamaha nel 2019, e del mercato piloti si parlerà ad inizio della prossima stagione motociclistica, c’è qualcuno che nel paddock che pensa che Vale possa accettare l’ultima sfida della sua carriera raggiungendo il suo amico Davide Brivio alla Suzuky, e cercando di sviluppare la moto della casa Nipponica, per molti versi simile alla Yamaha (non solo cromaticamente), provando a vincere un mondiale con la terza casa in MotoGp (cosa non riuscita in Ducati purtroppo), cosa che accrescerebbe ancor di più la sua leggenda. Staremo a vedere, certo è che si fa davvero fatica a pensare ad un motomondiale senza quel “ 46 Giallo” che combatte staccata su staccata come un ragazzino contro chiunque gli capiti a tiro, perché la MotoGp è Valentino!