Quando Germania-Olanda era un derby di Milano
Siamo ormai talmente abituati a fare la conta degli italiani in campo che quasi tendiamo a dimenticare il tempo dei “tre stranieri”. Scelti con perizia – c’era meno margine per azzardare scommesse – motivo per cui quando facevano flop il tonfo era ancor più fragoroso, venivano importati spesso in “mini-clan”, nella convinzione che ritrovarsi un connazionale in squadra potesse favorire il trapianto nella nuova realtà. Come se a un italiano debbano per forza stare simpatici tutti gli altri italiani…
Psicomercato a parte, a cavallo tra anni Ottanta e Novanta, Milan e Inter hanno un’identità ben precisa: entrambe hanno scelto la propria nazionalità di riferimento, e di conseguenza i tratti del “carattere” che vogliono avere. Il Milan dei tre olandesi insegue un calcio totale che ha ispirato il suo allenatore visionario, in cui la fantasia è al servizio della squadra. L’Inter, invece, ha scelto la via dei panzer tedeschi: solida, quadrata, dal temperamento forte. In rossonero, dunque, Gullit e Van Basten, con l’aggiunta un anno dopo del Rijkaard tanto richiesto da Sacchi; Matthaeus e Brehme, con Klinsmann che va a prendere il posto di Ramon Diaz dopo lo scudetto da record, costituiscono invece il clan tedesco in nerazzurro.
Derby di fine giugno
L’estate del 1990 è quella del Mondiale in Italia ed è qui che il destino ci mette lo zampino facendo incrociare le due nazionali che “rappresentano” Inter e Milan in un ottavo di finale ad alta tensione. Dove? Ma a San Siro, naturalmente! Quel 24 giugno del 1990 (si festeggia San Giovanni: Trapattoni, per gli interisti; Galli, per i milanisti) ben 6 dei 22 che scendono in campo giocano praticamente in casa. Oltre a una schiera, tra campo e panchina, di giocatori che già conoscono l’Italia o avranno modo di conoscerla presto. Da una parte i romanisti Voeller e Berthold, i futuri juventini Kholer e Reuter (in bianconero dal 1991), Moeller (sempre Juve, dal 1992), Haessler (che arriverà proprio dopo il Mondiale) e il laziale Riedle (anche lui subito dopo il Mondiale). Dall’altra un trittico orange che sbarcherà in Serie A due anni dopo: Van’t Schip (Genoa), Roy (Foggia), Winter (Lazio).
Quel giorno, però, Germania-Olanda è Inter-Milan, è un derby. Il colpo d’occhio regalato da San Siro è fantastico: chiazze arancioni, impossibile come sempre non notarle, a interrompere il giallo-rosso-nero delle bandiere dei tedeschi, favoriti nella corsa al biglietto dal fatto che la Germania avesse già disputato a Milano la sua fase a gironi. Tutto nel segno della massima civiltà, nonostante alla vigilia si temessero disordini tra le due tifoserie rivali: da quel punto di vista il peggio, in realtà, lo si vedrà in campo. Il derby alla fine lo vince l’Inter, con due gol nerazzurri firmati da Klinsmann e Brehme, e l’Olanda che accorcia solo allo scadere con il rigore di Ronald Koeman. Che però… non porta “punti” al Milan.
Follia Rijkaard, super Klinsmann
L’Olanda campione d’Europa in carica viene tradita dai suoi elementi migliori. Gullit lotta praticamente da solo; Van Basten è un fantasma (e a fine gara Sacchi non perde l’occasione per bacchettarlo: “Da febbraio non è più lui”); Rijkaard addirittura espulso e protagonista dell’episodio che macchierà la gara consegnandola alla futura memoria come “quella dello sputo a Voeller”. Dall’altra parte, invece, le pagelle sui giornali parlano della “partita intelligente” di Brehme, della veemenza con cui viene fuori Matthaeus, del modo in cui Klinsmann, da solo, ha tenuto in scacco la difesa olandese, meritandosi poi anche i complimenti di Berlusconi.
La gara svolta attorno al 20’, in un minuto di follia. Rijkaard stende Voeller e l’arbitro Loustau ammonisce l’olandese. Mentre si sta battendo la punizione, però, il tedesco va a protestare riferendo di aver ricevuto uno sputo dall’avversario: giallo anche per lui. Si batte la punizione, Voeller si proietta sul cross e si scontra con Van Breukelen. Il saloon è aperto: gli olandesi vanno a cercare Voeller, lui non si tira indietro e deve intervenire Klinsmann per trattenerlo. Quando Loustau sopraggiunge impiega poco a individuare i due responsabili: rosso per Rijkaard e Voeller, che continueranno a beccarsi anche nel tunnel degli spogliatoi. In 10 contro 10 inizia un’altra partita, e a farla sono i tedeschi: all’inizio della ripresa il gol di Klinsmann porta meritatamente in vantaggio la Germania, a una manciata di minuti dalla fine raddoppia Brehme, che sarà anche l’eroe della finale contro l’Argentina di Maradona (che sempre il 24 giugno, ma a Torino, aveva fatto fuori il Brasile).
Inter o Milan? Samp
A settembre, però, c’è un campionato che riparte, con i suoi derby “veri”. Tra andata e ritorno, il conto finisce in pari, ma mai con i due “terzetti” al completo: 1-0 Inter all’andata (Berti), ma nel Milan mancava Gullit; 1-0 Milan al ritorno (Van Basten), ma nell’Inter mancava Brehme. Tra le due litiganti, nella stagione post-Mondiale la spunterà la Sampdoria, vincendo il suo primo storico scudetto precedendo proprio le milanesi appaiate in classifica. E a fare festa sono Vialli e Mancini, fettina di quell’Italia uscita tra mille rimpianti dal Mondiale.
Fonte: SkySport