Due promozioni nell’arco di altrettante stagioni per i giallorossi, ammessi per la prima volta in Serie A dopo un’inedita B. Resta solo un ricordo il sortilegio dei playoff nella città delle streghe, incantesimo spezzato da Baroni e da bomber Ceravolo. Un’impresa dedicata a Vigorito e Imbriani
di Luca Cassia
Dopo 42 giornate di campionato e 5 esami superati ai playoff, la terza promossa dalla Serie B è il Benevento dalla scalata esaltante: due balzi consecutivi nell’arco di 13 mesi per i campani che, nonostante la recente e inedita parabola dalla Lega Pro alla B, hanno centrato incredibilmente la massima serie mai assaporata in 87 anni d’esistenza. Una storia dal presente glorioso ma dai trascorsi amari per gli Stregoni, tormentati dal sortilegio playoff fino alla festa del Vigorito. Conosciamo meglio l’ultima rivelazione ammessa di diritto alla prossima Serie A.
1) STORIA E SOCIETÀ
Fondato nel 1929, attualmente qualificato come Benevento Calcio, il club campano ha mutato denominazione in otto occasioni nei suoi 87 anni d’esistenza. Eccezion fatta per l’ultimo glorioso biennio, i giallorossi hanno militato prevalentemente in Serie C/Lega Pro (49 campionati complessivi) vanificando la prima promozione in B nella stagione 1945/46, sfumata per problemi finanziari. Sono dieci i campionati vinti da leader dalla Terza Divisione Campana alle Lega Pro, due i ripescaggi a fronte di undici promozioni compresa l’ultima in Serie A. In precedenza dagli anni ’90 si sono registrate delusioni sul campo fino all’ultimo fallimento societario datato 2005, capolinea che ha portato all’avvento della famiglia Vigorito.
2) DA BONINSEGNA A WIMBLEDON
Diversi aneddoti curiosi accompagnano la storia del Benevento a partire dall’annata 1948/49, chiusa al 2° posto in Serie C nonostante un gruppo che accoglieva Wellisch dall’Inter e Avedano dalla Juventus, quest’ultimo preferito ad un giovane Giampiero Boniperti scartato dai dirigenti campani. Un’altra seconda posizione in C andò in archivio nel 1976, quando i giallorossi crollarono nel rush finale non prima del beffardo (e lungimirante) telegramma avellinese inviato in Salento: “Avellino augura al Lecce la promozione in Serie B”. Al termine di quel campionato il Benevento partecipò alla Coppa Anglo-Italiana, prima e unica avventura in chiave internazionale dei giallorossi: sconfitte in Inghilterra tra Wimbledon e Nuneaton, poi 4 punti maturati nell’allora stadio ufficiale Meomartini che anticiparono il trionfo del Monza.
3) CHI HA PAURA DELLE STREGHE?
Se i colori sociali sono il giallo e il rosso a strisce verticali, scelta cromatica legata allo stemma della provincia, il logo del club richiama la tradizione che dipinge Benevento come la “città delle streghe” a causa dei riti pagani che i Longobardi svolgevano nei pressi del fiume Sabato, additati dalle popolazioni locali come atti di stregoneria. Nella credenza popolare la janara è la maga tipica dell’area sannita, tuttavia proprio Benevento radunava tutte le streghe italiane sotto un albero di noce poi abbattuto da San Barbato. Una leggenda divenuta simbolo: da qui il soprannome Stregoni per i calciatori, mentre la squadra femminile risponde ovviamente alle Streghe. Da non trascurare il rinomato liquore “Strega” prodotto in città, digestivo che contiene zafferano e 70 erbe: la ricetta è naturalmente segreta dal 1860.
4) VIGORITO E IMBRIANI NEL CUORE
Il Benevento disputa le gare casalinghe al “Ciro Vigorito”, impianto dalla capienza ridotta a 12.847 posti che dal 1979 ha sostituito il “Gennaro Meomartini” dedicato all’ex presidente. Inizialmente denominato “Santa Colomba”, l’attuale stadio giallorosso è intitolato all’allora Amministratore Delegato, fratello del patron Oreste, scomparso nel 2010. L’antistadio del Vigorito porta invece il nome di un’altra figura indimenticata in società, Carmelo Imbriani, sfortunato capitano e poi allenatore del club strappato a 37 anni da una grave malattia nel febbraio 2013. Ex centrocampista di Napoli, Genoa e Cosenza tra le altre, Imbriani rappresenta il calciatore beneventano più apprezzato di sempre: lui e Ciro Vigorito restano due simboli della società che li ha omaggiati tra strutture sportive e risultati sul campo con la doppia storica promozione dalla C alla A.
5) SORTILEGIO PLAYOFF
Detto della prima delusione del 1976 a vantaggio del Lecce, la “città delle streghe” non poteva che guastare con un incantesimo gli appuntamenti più importanti nella storia del Benevento, quantomeno fino a tre anni fa. Già, perché dal 1991 il bilancio giallorosso nei playoff recita ben 12 stop in 14 partecipazioni: uno spareggio amaro in Interregionale (Juve Stabia), quattro finali perse (Turris, Potenza e due volte Crotone) e sei semifinali da dimenticare in Serie C. L’ultimo spareggio tra le lacrime, concesso nel 2015 al Como, provocò la contestazione di un pubblico esausto e le dimissioni pro-tempore di Oreste Vigorito tornato un anno fa. Le uniche gioie nei playoff? La promozione in C1 nel 1999 (fuori il Messina) e naturalmente la prima scalata in Serie A di sempre appena centrata ai danni del Carpi negli spareggi di B.
6) PROMOZIONI IN SERIE
Accantonata quindi la maledizione playoff, dal 2006 il Benevento è stato rilevato dalla famiglia Vigorito mai soggetta a retrocessioni, piuttosto ad ascese di categoria. La prima risale al 2008 con la promozione in Lega Pro Prima Divisione grazie al primato nel gruppo C: oggi come allora figura in gruppo il portiere “Ghigo” Gori a differenza di Castaldo, punto fermo dell’Avellino. In quella squadra c’erano altri protagonisti dai festeggiamenti recenti: Agnelli (capitano del Foggia) e Vagnati (oggi ds dell’incredibile Spal) fino a Corapi in forza al Parma vicino al ritorno in Serie B. Nove anni dopo ecco la prima volta in B grazie al dominio in Lega Pro con Fabrizio Pallotta presidente e Gaetano Auteri allenatore, uno specialista in categoria. Undici superstiti di quel 30 aprile 2016, poco più di dodici mesi più tardi, centrano un’altra incredibile promozione.
7) BRAND IN… GARAGE
Centrata la Serie B in precedenza maturata da tutti gli altri capoluoghi di provincia campani (oltre a Comuni come Cava de’ Tirreni, Sorrento, Castellammare di Stabia, Nocera Inferiore e Torre Annunziata), il Benevento ha raggiunto per la prima volta la massima serie proprio come il suo marchio sportivo. Dalla stagione 2014/15 i campani hanno infatti adottato Frankie Garage Sport, brand ispirato dal viso di una leggenda musicale come Frank Zappa. Dove sta la curiosità? Proprietario di FG è Massimiliano Santopadre, imprenditore romano nonché presidente del Perugia naturalmente vestito con la propria creazione. Avversari nella corsa alla promozione, decisamente un unicum nel panorama nostrano: umbri e giallorossi hanno animato la semifinale playoff con il successo del Benevento rifornito nell’abbigliamento proprio da un club rivale. Quantomeno Santopadre potrà vantare una squadra da lui griffata in Serie A.
8) BARONI, DESTINO CAMPANO
Se Clemente Mastella, beneventano doc e politico di lungo corso, è il sindaco della città nonché amuleto sportivo da un anno, l’artefice della promozione in A è l’allenatore dalle gesta memorabili in Campania. Parliamo di Marco Baroni, classe 1963, ex difensore dai successi a Napoli: acquistato per 2 miliardi di lire nel 1989, segnò il gol numero 3.000 nella storia del club ma soprattutto la rete alla Lazio all’ultima giornata che valse il secondo Scudetto azzurro. Una terra fortunata per il tecnico fiorentino, tornato a distanza di 25 anni stavolta alla guida del Benevento dopo le esperienze positive con la Primavera della Juventus, Lanciano e Novara. Ebbene il suo 4-2-3-1, impreziosito da un gruppo solido e variegato tra uomini d’esperienza e giovani talenti, ha scritto un nuovo glorioso capitolo nella storia del club giallorosso. Binari paralleli all’amico d’infanzia e collega Leonardi Semplici, anch’egli reduce dal doppio salto consecutivo alla guida della Spal. Si ritroveranno in Serie A dopo essere cresciuti a Tavarnuzze, frazione di 5.000 abitanti tra le colline del Chianti.
9) IL BOMBER PITTORE
Artista nel tempo libero ispirato da Andy Warhol, l’uomo copertina nell’impresa del Benevento non può che essere Fabio Ceravolo, 30 anni e 21 gol in stagione alle spalle del capocannoniere Giampaolo Pazzini. Mai così prolifico in carriera (si fermò a 11 reti con Reggina e Ternana), soprannominato “La Belva” a dispetto del carattere mite, ormai una certezza in categoria: cannoniere principe nel girone di ritorno (14 centri), Ceravolo ha garantito la disputa dei playoff alla penultima giornata piegando al 93’ il lanciatissimo Frosinone, sigillo che ha anticipato la clamorosa eliminazione dei ciociari candidati alla Serie A. Una stagione che proietta quindi il bomber di Locri tra i migliori realizzatori giallorossi nella classifica all-time: a quota 68 gol complessivi in campionato svetta la coppia Clemente-D’Ottavio davanti a Evacuo (50 centri). Più indietro (23 reti spalmate in tre anni) incontriamo Sossio Aruta, longevo attaccante nelle serie inferiori nonché il Re Leone di “Campioni, il sogno”, reality dedicato alle avventure del Cervia.
10) NUMERI E PROTAGONISTI
Ceravolo ma non solo nella promozione del Benevento, squadra che da neopromossa ha chiuso la regular season al 5° posto con 65 punti (44 maturati al Vigorito), 56 gol segnati (5° migliore attacco) e l’accesso ai playoff dopo aver occupato la seconda posizione alla 26.a giornata. Il resto è storia recente: eliminate Spezia e Perugia fino alla festa al Vigorito contro il Carpi. Un traguardo raggiunto grazie alla freschezza dei gioiellini in prestito (Cragno, Venuti, Chibsah, Falco e Puscas) come dei senatori Lopez e capitan Lucioni. Un capitolo a parte lo merita Amato Ciciretti, jolly scintillante di proprietà della Roma nonché re degli assist (12) della Serie B. Lui come altri dieci superstiti dalla Lega Pro hanno centrato il doppio balzo consecutivo, analogo alla Spal ma inedito per Benevento e per il calcio italiano: mai un’esordiente assoluta in B aveva subito spiccato il salto in A. “Salta salta lo stregon”, cantano i tifosi giallorossi. Il sortilegio è spezzato, la festa è appena iniziata.
Fonte: SkySport