Nalini story, dal reparto würstel ai gol salvezza
“Facevo il saldatore, guadagnavo 1400 al mese. Poi…”. Poi la Salernitana, i tanti “no” ai provini e infine i rossoblù, che storia Nalini: dalle scarpe antinfortunistiche alla doppietta salvezza, l’importante è non mollare
L’importante è crederci. Sempre. E mai mollare. Perché se a inizio carriera facevi il saldatore e adesso segni il gol salvezza col Crotone qualcosa vorrà dire. Qualche consiglio l’avrai ascoltato. Qualche rospo l’avrai pur mandato giù, continuando a lavorare in silenzio per un sogno: “Finita la scuola e conseguito il diploma da Perito Meccanico ero in serie D, con il calcio non riuscivo a mantenermi”. Ora fa sognare una città. Toh, che storia Andrea Nalini (classe ’90). Già idolo di Crotone, che grazie alla doppietta nel 3-1 sulla Lazio – e alla sconfitta dell’Empoli a Palermo – si salva e sorride, ripensando a quando lavorava in fabbrica: “E’ stato il primo lavoro che ho fatto….”. Poi? “Poi sono stato in un azienda che produceva würstel, mi occupavo dell’insaccamento e del magazzino”. Scarpe infortunistiche, turni da otto ore: “Non riuscivo ad allenarmi bene, lavoravo anche di notte”. Con 800 euro al mese. E le trasferte? Impresa: “Spesso il sabato lavoravo mezza giornata e poi mi aggregavo alla squadra prima della partenza”. Un panino in pullman e via, sui campi. Segnando come Callejon: “E’ un idolo!”.
Tanti “no” ai provini: “Mia mamma voleva il diploma!”
Vita da calciatore dilettante con la Virtus Vecomp, dove grazie al presidente Luigi Fresco riesce a trovare un impiego: “1400 al mese nella ditta Cordioli”. Promozione, Eccellenza. Dove il calcio è solo passione. Provini “provati ovunque” e tanti “no”. Secchi e decisi: “Chievo, Verona, Inter, Milan e Genoa… nessuno mi prendeva”. Colpa anche della mamma: “Voleva che mi diplomassi”. Cosa che poi è riuscito a fare, Nalini. Perché è uno che quando si mette in testa una cosa poi ci arriva. La fa. Come l’esordio e il gol in Serie A, come la salvezza. Indelebile.
“E’ la strada che ho sempre sognato”
Prima la Lega Pro, poi l’approdo alla Salernitana: “Mi notarono grazie a una partita contro la Casertana. Adesso eccomi qui”. I primi sei mesi non scende mai in campo, forse a causa dei ritmi di un allenamento vero. Bene il primo anno invece, con 3 reti in 26 partite, male quello successivo, con tanti dubbi e poche certezze. “Che faccio, scendo di categoria? Mi rimetto in gioco?”. E invece, quasi dal nulla, arriva la chiamata di un Crotone che ci crede. Speranzoso di dar vita a un bell’attacco. Nicola ci scommette, il presidente pure. I compagni idem. Passo dopo passo Nalini fa il suo esordio in Serie A e segna pure, doppietta contro la Lazio. Ergo? Salvezza. Con Nicola che adesso se la farà in bici fino a Torino, promessa da mantenere. Come quella di Nalini, che anni fa diceva alla mamma che sarebbe diventato un calciatore. Che prima o poi l’avrebbero preso, come lui si sarebbe diplomato, e che il sogno era vicino. Ora può dirlo a voce alta: “Anche mia madre vede che questa è la strada che ho sempre sognato, è felice per me”. Come tutta Crotone, che si salva e piange anche grazie a Nalini, il Vardy italiano.
Fonte: SkySport