Juve, deferimento Agnelli: il perché e gli scenari
La notizia arriva alle 15.35, in piena vigilia di Sampdoria-Juventus. A rivelarla è il diretto interessato, Andrea Agnelli, che si presenta in sala stampa a Vinovo dopo un breve preavviso per annunciare la notifica del deferimento della Procura federale, in cui viene contestato al presidente della Juventus, all’ex dirigente Francesco Calvo e a due dipendenti Alessandro d’Angelo e Stefano Merulla un ruolo di collaborazione con la criminalità organizzata, legato alla vendita dei biglietti.
I fatti – “Tutto questo è inaccettabile – ha detto Agnelli – e mi difenderò nelle sedi opportune”. Tutto nasce dall’inchiesta della Procura di Torino denominata Alto Piemonte in cui si indaga sulle infiltrazioni della ndrangheta nel business del bagarinaggio. Dopo due anni di intercettazioni, nessun dirigente della Juventus è indagato, ma soltanto testimone dei fatti, e al momento la società risulta essere parte offesa. Questo per la giustizia ordinaria.
Il deferimento – In sede sportiva, il procuratore generale della Federcalcio Pecoraro aveva annunciato le due ipotesi. “O archivio, se trovo convincenti le memorie difensive della Juventus. O c’è il deferimento”. E il deferimento è arrivato.
La reazione della Juve: cosa rischia? – Per Agnelli si preannunciano giornate piene. Lo ha detto chiaramente: “Difenderò il buon nome della Juventus più volte infangato”. Il riferimento a Calciopoli appare piuttosto evidente e a molti tifosi juventini questo momento ha riportato alla mente quello che accadde nel 2006. Va precisato che la Juventus rischia al massimo un’ammenda, nulla a che vedere con quanto accadde 11 anni fa, ma il clima del sabato che si respirava a vinovo era quello della vigilia di una nuova battaglia, non di una partita. Con il presidente in prima linea. Non è un caso che proprio Agnelli, di sua iniziativa, durante il suo messaggio ha ripreso le recenti voci di possibili cambi ai vertici della società, per smentirle, rivelando che non ha intenzione di lasciare né di pensare a un cambio del management juventino. Il messaggio lanciato nel finale è chiaro: la dirigenza non cambia.
Decisione condivisa – Una visione che sarebbe stata concordata direttamente con la proprietà, con il cugino John Elkann, che nel 2006 decise il ribaltone. L’esatto opposto di quanto ha prefigurato questa volta Agnelli.
Fonte: SkySport