Se pensate che il rigore calciato e segnato da Carlos Bacca in Sassuolo-Milan sia la cosa peggiore che si sia vista dagli undici metri sui campi di Serie A e nelle maggiori manifestazioni internazionali negli ultimi anni, o avete una memoria molto corta o nell’ultimo periodo avete frequentato il mondo del calcio in maniera molto, molto distratta.
Quanto accaduto al Mapei Stadium ha fatto scalpore, in una domenica già di per sé caratterizzata da parecchie sviste arbitrali. Il colombiano si è presentato sul dischetto e al momento di calciare è scivolato svirgolando prima di destro e poi di sinistro, ma mandando miracolosamente il pallone in rete con Consigli spiazzato.
Figuraccia evitata, gol, ma rigore tecnicamente da non convalidare, visto il doppio tocco dell’attaccante rossonero. A Bacca è comunque andata di lusso: che la sua goffa esecuzione ha comunque portato al risultato sperato, segnando la rete che di fatto ha deciso la partita.
A tanti illustri predecessori non è andata invece altrettanto bene…
Indimenticabile (purtroppo per noi) il balletto sul dischetto di Simone Zaza durante i calci di rigore di Germania-Italia, quarto di finale di Euro 2016, costato all’ex bianconero una serie infinita di prese in giro, via web e non, fra cui quella del campione Nba Dirk Nowitzki.
Rimanendo in ambito italiano, anche un maestro del cucchiaio come Francesco Totti è caduto al cospetto di uno dei propri marchi di fabbrica. Nella stagione 2004/05 un suo tiro con scavetto contro il Lecce fu comodamente parato da Vincenzo Sicignano, che non dovette nemmeno fare la fatica di tuffarsi. Bis maledetto servito con cucchiaio da parte dell’udinese Maicosuel, che nell’agosto 2012 calcio così il proprio rigore nella sfida di ritorno del preliminare di Champions contro il Braga, condannando i friulani all’eliminazione.
Memorabile anche un altro tipo di “cucchiaio”, quello del granata Riccardo Maspero, che nel derby Juventus-Torino del 14 ottobre 2001 scavò con la punta del piede una piccola buca in prossimità del dischetto “facilitando” Marcelo Salas a calciare direttamente verso la piccionaia del Delle Alpi. Un errore che ancora oggi i tifosi del Toro ricordano grande con piacere, ma che si sarebbe rivelato indolore per la Vecchia Signora, che a fine stagione si sarebbe cucita sul petto lo Scudetto numero 26 della propria storia.
A proposito di dolori, nel 2008 un pezzo di cuore di John Terry è rimasto sul terreno di gioco dello stadio Luzniki di Mosca dopo aver sbagliato – scivolando clamorosamente a terra – il rigore decisivo nella finale di Champions League contro il Manchester United. Una storia straziante: il capitano a un passo dal regalare alla propria squadra la prima Champions di sempre che perde l’appoggio al momento dell’impatto col pallone e calcia colpendo il palo esterno. Si è dovuto aspettare il 2012 per superare il trauma, grazie al successo dei Blues nella finale col Bayern Monaco, decisa sempre ai rigori. Anime in pace per Terry (che squalificato vide la partita dalla tribuna), per il Chelsea e per tutti i suoi tifosi che quella sera videro la partita facendo un tifo sfegatato per i londinesi, a cui il destino aveva tolto qualcosa quattro anni prima.
Se in alcuni casi la bruttezza di alcuni rigori è stata inversamente proporzionale al peso dell’errore – il missile terra-aria di Beckham contro la Turchia non costò la qualificazione a Euro 2004, nonostante la tragicomica battuta a due di Pirès ed Henry in un Arsenal-Manchester City del 2006 i Gunners portarono a casa i tre punti – in altri casi le mancate realizzazioni sono diventate parte integrante, e spesso preponderante, della biografia sportiva del giocatore in questione.
Prendete Martin Palermo, uno che con 194 gol in 318 presenze ha scritto la storia del Boca Juniors, ma che sarà ricordato dai più come l’uomo dei tre rigori sbagliati nella stessa partita. Era il 4 luglio 1999, si giocava Colombia-Argentina, quarto di finale di Copa America e Palermo si incaricò della battuta di tutti e tre i calci di rigore fischiati in favore dell’albiceleste: traversa, alto parata. Risultato finale, 3-0 per i cafeteros. Quel 4 di luglio di diciotto anni fa Evaristo Beccalossi tirò un gran sospiro di sollievo: i suoi due errori dagli undici metri in Inter-Slovan Bratislava, sedicesimi di Coppa delle Coppe 1982/83, passavano finalmente in secondo piano.