Da piccolo “si nascondeva dietro agli alberi per correre di meno”. Ora è il talismano della Lazio. Insostituibile. E lo vuole anche la Juventus: qualità, duttilità tattica, gol e assist. Papà calciatore, mamma giocatrice di basket, doppio cognome. Così Sergej ha conquistato Simone Inzaghi
Chissà dove ha imparato a saltare così in alto. Anzi, dietrofront. Piuttosto “come”. Perché il “dove” è abbastanza chiaro: Lleida, Catalogna. E il “come” lo scopriamo subito: papà calciatore, mamma giocatrice di basket. Lui, Sergej, indeciso tra due sport: palla a spicchi o palla di cuoio? “In tutte le attività era testa di serie numero uno” dicono i suoi ex allenatori. Più in alto di tutti, volando a canestro. Ma alla fine “sceglie il calcio perché è molto più bravo…”. E oggi, da centrocampista moderno, nelle sue corde ritrova lo stacco. Imperioso e travolgente. Visto il gol di testa con l’Atalanta un mese fa? Roba che per arrivare fin lassù devi prendere una scala. Poi: vista la partita nel derby di Tim contro la Roma? Da voto alto in pagella. Inserimenti, colpi di tacco, un gol nella vittoria per 2-0: “La cosa più bella della mia vita”.
Milinkocrazia. E ora lo vuole la Juve… – Calciatore unico, Milinkovic-Savic. Stagione ad alti livelli e maturazione raggiunta: “Giocatore completo”. Parola di Inzaghi, di una società pronta a blindarlo. Contratto fino al 2020 e rumors del mercato sempre vigili, con uno sguardo alla Juventus capolista, un club che a giugno lo prenderebbe volentieri. Tutto smentito però, sia dal serbo che dal suo entourage, con Mateja Kezman in prima linea: “Sono tutte speculazioni, vuole la Champions con la Lazio”. Obiettivo primario, anche se la Juve resta un bello scoglio. Paratici l’ha puntato, il profilo è di quelli giusti per i bianconeri: giovane, ambizioso, imprescinbile. Nessuna paura per Savic, l’uomo dal doppio cognome: “In Spagna funziona così”. Una legge. E da quest’anno è lui a dettarla: chiamasi Milinkocrazia. Ergo: il governo di Milinkovic. Nel senso che in mezzo comanda il serbo. Semplice ed efficace, that’s Savic.
Romanzo di mercato – Classe ’95, arrivato alla Lazio nel 2015 dopo una trattativa thrilling con la Fiorentina. Talmente surreale che Agatha Christie ci avrebbe costruito un bel romanzo con tanto di titolo: “Le porte di Firenze”. Non più di Damasco, perché Savic entra nella sede viola e inizia a piangere. Misteri. Forse perché si era già accordato con la Lazio, forse per le pressioni della fidanzata Andreja. Un giallo di mercato che non sapremo mai. Da Firenze a Roma, con volo Alitalia: 5 anni di contratto e 10 milioni al Genk. Affare fatto. E libro chiuso. Resta il commento di Pradè: “Un ragazzino di 20 anni non sposta gli equilibri di una squadra”.
Numeri impressionanti – Titolare fisso con Inzaghi: 27 presenze, 6 reti e 5 assist. Protagonista assoluto, numeri e record parlano per lui: contro l’Atalanta ha percorso 13.128km vincendo 12 duelli aerei, stabilendo così il primato della Lazio degli ultimi tre anni. E ancora, un talismano. Perché ogni volta che ha segnato la squadra ha sempre vinto, idem per il discorso assist. Quando gioca bene arrivano i 3 punti. Altro passo rispetto all’anno scorso. Insostituibile ora, tant’è che gioca in vari ruoli: mezz’ala, trequartista, esterno. Un giocatore duttile, per certi versi anche unico. Un breve recap: alto, ma tecnico. Nello stretto se la gioca da campione e spesso dribbla. Imposta e difende, roccioso. Nei piazzati fa la torre e segna pure, come accaduto varie volte. Imprescindibile. Ecco sì, forse la parola giusta per descrivere Milinkovic-Savic, uno che da piccolo “si nascondeva dietro agli alberi per correre di meno”. Che “aveva poca personalità”. Miglioramenti tangibili. Col tempo, con gli anni, con Pioli prima e Inzaghi poi. Con l’oro al Mondiale U20. Con una Milinkocrazia tutta sua che intriga anche la Juve.
Fonte: SkySport