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Icardi: “Io a vita nell’Inter? Voglio restare qui”

Mauro Icardi, attaccante dell’Inter (Getty)

L’arma in più dell’Inter si chiama Mauro Icardi. Non una novità, così da sampre. E i 18 gol segnati in stagione lo dimostrano (16 in campionato, 2 in Europa League). Attraverso le pagine della Gazzetta dello Sport, l’argentino si è raccontato così: dall’idolo Batistuta fino alle aspettative in campionato, passando per il difficile rapporto con la Nazionale il ct Bauza. 

“Bauza? Devo sempre segnare…” – Bisogna sempre lasciarsi alle spalle i risultati negativi e guardare avanti, specialmente quando si è stati all’altezza dell’avversario”. Obiettivo Champions League: “Non siamo fuori dai giochi e non lo saremo fino a quando i numeri ci diranno che possiamo qualificarci. Credo fortemente nel terzo posto, ci crediamo tutti, l’obiettivo è sempre quello. Abbiamo il dovere di provarci fino in fondo, io sono molto fiducioso”. Capitolo Nazionale: “Mi tocca ripetere sempre le stesse cose. Cosa devo fare di più? Il mio compito è giocare bene con l’Inter e segnare ogni volta che ne ho l’occasione, poi la convocazione dipende solo dal c.t. e dalle sue scelte. Io posso solo dire che sono pronto e che non vedo l’ora di indossare quella maglia. Ripeto, il resto non spetta a me deciderlo”.

“Io come Zanetti? Voglio restare qui” – L’idolo Batistuta: “Gli anni passano, ma il modello di riferimento resta lui. Certe passioni non cambiano mai. Con quel fiuto del gol non potrebbe essere altrimenti, a chi altro potrei ispirarmi?”. Icardi come Zanetti? “Un grande onore essere accostato a un pezzo di storia come Javier. Perché è argentino, ma anche perché ha mostrato il suo attaccamento all’Inter rimanendoci fino al termine della carriera. Ha unito i fatti alle parole, arrivando in cima all’Europa. Io ho un contratto fino al 2021, quando starà per finire vedremo, ridiscuteremo. Accade sempre così. Ma io voglio restare qui”.

Juve, Roma e futuro – “Sono entrambe forti, con stili diversi. Però, alla fine, parlano i trofei. E se la Juventus è la squadra che vince il campionato da 5 anni, se è sempre il primo avversario da battere, significa che è quella che gioca meglio, il resto sono chiacchiere. Noi dobbiamo acquisire una mentalità vincente. Non possiamo mostrarla solo in alcune partite, è la continuità ad alto livello la dote che fa la differenza. E che non abbiamo ancora. Dobbiamo abituarci a vincere, deve diventare una cosa naturale, non eccezionale”. Su Conte e Simeone: “Non dobbiamo deconcentrarci o riempirci la testa di situazioni non reali, anche se sono aspetti che fanno parte del calcio. Il nostro allenatore è Pioli e dobbiamo fare il massimo per aiutarlo, come lui ha fatto col nostro gruppo. Ha tirato fuori il meglio di noi, ha cambiato tutto e abbiamo già fatto un salto di qualità notevole, da quando è arrivato a oggi”.

Exploit dell’Inter, merito del modulo? – “Credo sia il più adatto a noi, abbiamo molti campioni con la propensione a sacrificarsi per i compagni. I risultati confermano che è la strada giusta, noi ci troviamo bene. Io sfrutto le mie caratteristiche. Ci sono tanti modi di aiutare una squadra e il mio è fare gol. Non mi sembra poco. Sento sempre dire che sono fuori dagli schemi, che dovrei partecipare di più alle manovre d’attacco della squadra, ma mi sono un po’ stancato di questi discorsi. Se andate a controllare i miei assist, io in questa stagione ne ho contati già 8. Il mio contributo lo do anche con passaggi vincenti”. Glissa sul capitolo arbitrit: “Preferisco concentrarmi sul nostro processo di crescita, che è bene avviato”.

Fonte: SkySport

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