OBIETTIVO NAPOLI – Caro Sarri, così non va…
Le parole di De Laurentiis sono state giudicate, dalla quasi totalità degli addetti ai lavori, in maniera aspramente negativa. Al di là della forma e della sacra regola che vieta di lavare i pubblico i panni sporchi della famiglia, bisogna dire che il Napoli delle ultime settimane ha dato parecchi motivi al patron azzurro per essere scontento.
Troppo spesso, al cospetto di prestazioni piacevoli al cospetto di avversari, in verità, scarsi, è prevalsa una tendenza a sottostimare le problematiche che la squadra ha palesato in questa stagione. Da queste pagine le abbiamo denunciate più volte: scarsa affidabilità difensiva, difficoltà contro la difesa a tre, estrema facilità di essere disinnescata offensivamente da squadre aggressive e ben attrezzate dal punto di vista tattico.
Già dalla vittoria contro il Chievo avevamo ravvisato il persistere dei problemi palesati contro il Real, per non parlare della sfida col Palermo. Il Napoli dimostra di attraversare un periodo di poca brillantezza di alcune sue individualità (Hamsik e i terzini su tutti) e di mancanza totale di quella che De Launrentiis ha definito, con un termine abusato ma che rende bene l’idea, “cazzimma”. Cazzimma che non si dimostra nelle foto di gruppo dopo una vittoria facile e pur complicata per demeriti propri. Ma che si dimostra sul campo, vincendo gare con determinazione e concretezza, anche quando il gioco non riesce a far bella mostra di sé.
Ed è qui che entra in gioco il compito dell’allenatore. Sarri, in questa sua esperienza in azzurro, sta vestendo i panni di un direttore d’orchestra capace di portare in scena una sola, piacevole, melodia, che però non riesce ad adattarsi a tutti i tipi di pubblico.
Cosa ne è del bel gioco del Napoli contro le grandi? Contro la Roma, la Juventus, il Real Madrid. Oppure contro le squadre ben organizzare, che con semplici e ormai consueti accorgimenti tattici riescono a smorzare ogni velleità dei partenopei? La risposta è semplice: il bel gioco evapora in una nube di fumo, che lascia gli azzurri inermi al cospetto dei propri limiti. Limiti nell’interpretare le partite su registri diversi dal consueto possesso palla, reiterato fino a sfruttare eventuali falle delle difese avversarie. Il Napoli di Sarri non riesce a vincere soffrendo, fondandosi su concretezza difensiva e determinazione necessarie a squadre che non possono fondare i propri successi sulle giocate di fuoriclasse, come il gioco che pratica Sarri prevede in tutte le altre formazioni che lo adottano con successo.
Ed ecco che dunque, il Sarri maestro di tattica, farebbe bene a trarre ispirazione da alcuni dei suoi predecessori, che in passato hanno saputo ottenere risultati lodevoli, pur con inferiore potenziale tecnico, puntando su valori più umili e concreti. Solo così il Napoli potrà sperare di vincere i propri limiti. Imparando, quando serve, a sacrificare l’estetica al risultato.