Erano anni in cui evento sportivo e voce in tv erano inscindibili. Inimmaginabili l’uno senza l’altra. Te lo confermava, anno dopo anno, la signorina buonasera fin dall’annuncio. Partita della nazionale di calcio? Telecronaca di Nando Martellini. Gran Premio di Formula 1? Telecronaca di Mario Poltronieri. Poi nello stesso annuncio veniva il regista, ma quello poteva cambiare. La voce no. Era una garanzia. Ecco, nei ricordi di generazioni di italiani – almeno quelli meno giovani – la voce della Formula 1 era lui: Mario Poltronieri, morto oggi nella sua casa di Milano a 87 anni.
EX PILOTA — Telecronache pacate, dal ritmo che ai ragazzi di oggi sembrerebbero persino un po’ inverosimili nella loro lentezza. Cliccare qui sopra per credere e rivedere l’incredibile duello Villeneuve-Arnoux, Digione 1979: un telecronista di oggi si sarebbe strappato corde vocali e coronarie. Lui era capace di un tranquillo entusiasmo che non esiste più. Telecronache forse rassicuranti, certamente puntuali. Professionali. Anche perché era stato lui stesso pilota. Poltronieri deteneva record sul circuito di Monza. Aveva corso con i migliori degli Anni Sessanta.
Pause — Anni in cui ha cominciato anche la carriera di giornalista. Partendo curiosamente dal baseball: sua la prima telecronaca di una partita della nazionale, nel 1964. Poi anni di trafila, fino all’assunzione in Rai, nel 1971. Da lì centinaia di telecronache, non solo di Formula 1, anche di Motomondiale, negli anni dell’epopea di Giacomo Agostini. Rivolte a milioni di telespettatori, perché quelli erano i numeri di allora: mostruosi. Telecronache dalle lunghe pause, su cui si ironizzava già allora. Anche se forse è il caso di ricordare che ai tempi nei circuiti c’erano più curve che telecamere e a volte le auto (o le moto) letteralmente sparivano. Dai televisori e dai monitor. Dovevi immaginare tu, doveva barcamenarsi il telecronista.
Un signore — Poltronieri era amico dei piloti, che lo stimavano. E in un certo senso lo era degli spettatori della domenica. Chiunque, tra tutti quelli che non lo avevano mai visto, dai loro divani avevano la sensazione di ascoltare, talvolta anche di vedere, un vero signore.
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