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Da Fazio a Miranda, gli indispensabili che fanno volare le grandi

ROMA – Concreti, silenziosi, indispensabili. Spesso poco premiati nelle pagelle, ma con loro in campo i compagni di reparto rendono meglio e le squadre incassano meno reti. Fazio, Albiol, De Vrij, Paletta, Miranda. La cinquina dell’efficienza. Le candidate al trono della Juventus puntano sulla loro leadership per provare a riprendere i bianconeri.

A Roma per esempio Luciano Spalletti si è trovato tra le mani Federico Fazio, 30 anni. Un muro, dieci anni dopo Walter Samuel. Fazio arrivava in prestito oneroso a 1.2 milioni di euro, senza lasciare cuori infranti al Tottenham. Intuizione vincente di Walter Sabatini, davanti a lui nelle gerarchie sotto l’ombrellone c’erano l’ex Barça Vermaelen e pure Juan Jesus. Poi l’argentino si è preso la Roma. Prima nella linea a quattro, poi centrale della linea a tre, con Rudiger spostato sulla destra e il reclamizzato Manolas sulla sinistra. Intoccabile. Con la dirigenza romanista pronta a staccare l’assegno da 3.2 mln di euro per il suo riscatto dagli Spurs.

Raul Albiol al Napoli è invece il silenzioso uomo della linea di Sarri che deve seguire la palla e non l’avversario. I movimenti mandati nella retrovia azzurra passano attraverso i comandi vocali del centrale spagnolo, rivitalizzato dal tecnico toscano dopo la crisi verticale nel secondo anno di Benitez in azzurro. La scorsa estate, con il contratto in scadenza a giugno 2017, voleva tornare in patria, al Valencia. Ma De Laurentiis ha tenuto duro sino al rinnovo, a settembre. Certo, tra i difensori azzurri i titoloni premiano spesso Koulibaly, cercato dal Chelsea (quasi 60 mln sul tavolo in estate) ma il Napoli in realtà ha perso punti quando Albiol è stato ai box oltre un mese per infortunio. Dal suo rientro, a novembre, non risultano più sconfitte a referto. Koulibaly ha inserito le marce alte ed è migliorato anche il rendimento – in ogni caso altalenante – di Reina. Non un caso.

Così come pesa parecchio il contributo di Stefan De Vrij alla Lazio che conta 12 punti in più rispetto alla passata stagione. L’olandese due anni fa – biancocelesti terzi a fine campionato – era il miglior centrale difensivo di A, assieme a Barzagli, Bonucci e Chiellini. Un pilastro: veloce, sempre connesso alla partita, una fortuna per il compagno di reparto. In avvio della scorsa stagione però il suo rendimento crollava. Colpa di un ginocchio malmesso, debilitato da una lunga serie di partite giocate sul dolore e che alimentava discussioni sulle cure tra la Lazio e la nazionale olandese. De Vrij era costretto all’intervento chirurgico, novembre 2015. Fuori, a tempo indeterminato a osservare il deludente percorso dei compagni sino alla tarda primavera. Si alternavano al centro della difesa laziale Gentiletti, Hoedt, Mauricio, Bisevac. Il suo ritorno ad alti livelli ha regalato compattezza e sicurezza a Simone Inzaghi. E i top club di Premier League preparano le munizioni per portarlo via da Formello nel mercato estivo.

Invece su Gabriel Paletta attore protagonista al Milan si è preso il proscenio Adriano Galliani che l’ha paragonato – per la capacità di tirar fuori il meglio del potenziale del centrale che lo affianca – ad Alessandro Nesta. L’argentino ex Parma e Atalanta dopo un primo giro non all’altezza in rossonero è architrave della difesa di Montella che subisce poche reti. Non luccica, ma è solido, affidabile. Era un esubero, Paletta. Il Milan non riusciva neppure a piazzarlo. Anche se il prestito all’Atalanta – dopo il feeling mai nato con Mihajlovic – lo aveva riproposto a livelli decenti. Poi Montella, in attesa di notizie sui cinesi e di un mercato che gli regalasse un altro centrale con i fiocchi, puntava su di lui, non sul neoarrivato Gustavo Gomez. La consacrazione per Paletta è arrivata a quasi 31 anni. Decisivo come e più del nazionale azzurro Romagnoli.

All’Inter invece Miranda lo scorso ottobre cominciava a compilare la lettera di licenziamento per Frank De Boer: con l’olandese si difendeva poco e male, accusava il brasiliano. Faccia tosta e approccio diretto, ma anche concretezza e personalità. Miranda, assieme alla rinascita di Kondogbia, l’arrivo di Gagliardini e il nuovo vento che pare avvolgere i nerazzurri, è la chiave delle cinque vittorie consecutive nell’era Pioli. Si era perso per un po’ il difensore della Selecao divenuto grande affianco a Diego Godin, colonne invalicabili dell’Atletico Madrid del Cholo Simeone. Meno preciso, spesso in apnea nell’uno contro uno, poco sostenuto dai colleghi, da Murillo a Ranocchia. Ora è lui a spingere i nerazzurri verso la zona Champions League. Decisivo come Icardi. E Fazio come Dzeko o Albiol come Mertens. Perché anche in Serie A l’attacco vende i biglietti ma la difesa vince le partite.

Fonte: Repubblica

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